Attualità

Lazio. Chikungunya, casi a Latina. È «maxiemergenza sangue»

Viviana Daloiso sabato 16 settembre 2017

Non si arresta l’allarme chikungunya. Dopo i 10 nuovi contagi registrati nella giornata di giovedì nel Lazio ieri i casi di febbre tropicale sono stati altri 4 (2 certi, due probabili), stavolta nell’area di Latina. Primo caso anche in Lombardia, a Mantova, dove a essere infettata è stata una ragazzina di 13 anni di origine asiatica. L’adolescente ha contratto la malattia durante una vacanza nel suo paese d’origine. Segno di un potenziale ampliamento del focolaio, che potrebbe tradursi – se confermato – in nuove misure di quarantena per quanto riguarda le donazioni di sangue.

È su quest’ultimo fronte che in queste ore si concentrano gli sforzi delle istituzioni, affianca- te dalle associazioni di volontariato: obiettivo, non lasciare la Capitale sguarnita di sacche. Il vertice convocato ieri e coordinato dal Centro nazionale sangue e l’Istituto superiore di sanità ha scelto la via delle raccolte straordinarie e scaglionate in tutta Italia: gli esperti sono concordi, «le conseguenze sul sistema trasfusionale sono paragonabili a quelle di una maxiemergenza, sebbene non sia di tipo sanitario perché il virus raramente dà sintomi gravi». E serve programmazione, perché la situazione potrebbe protrarsi per più tempo del previsto.

Anzi, «è prevedibile che altri casi di chikungunya vengano identificati nel Lazio nei prossimi giorni, vista l’area di contagio favorevole allo sviluppo delle zanzare e il clima ancora estivo» sen- tenzia in un rapporto di rischio il Centro europeo di controllo delle malattie (Ecdc), che ieri s’è interessato del caso suggerendo una serie di misure di prevenzione agli Stati membri dell’Unione, a partire dalla segnalazione di qualsiasi caso confermato di chikungunya fra chi ha viaggiato in Italia nelle due settimane precedenti l’inizio dei sintomi. Obiettivo, prevenire donazioni infette ma anche «individuare possibili fonti di trasmissione aggiuntive attorno all’area interessata». Per Avis e Croce Rossa la mobilitazione è generale: si scrive e telefona ai donatori, si spiega che il plasma può comunque essere donato anche nelle zone interessate dalla quarantena, e che per ora al di fuori della zona di Anzio e della Asl Roma 3 si può (e si deve) donare.

Negli ospedali intanto la situazione è ancora sotto controllo: «C’è qualche disagio – spiega il responsabile del Servizio immunotrasfusionale dell’ospedale pediatrico di Roma, Mauro Montanari – ma possiamo contare su una scorta di emocomponenti derivante da raccolte precedenti al periodo di contagio». L’ospedale, per precauzione, ha comunque deciso di contattare i donatori che si sono rivolti al Bambino Gesù nel periodo di maggiore criticità (ovvero nell’arco di tempo che include l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre) per accertamenti su eventuali sintomi riconducibili al virus. Sulla necessità delle disinfestazioni è invece tornata a battere i pugni il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «La Chikungunya è un virus che si trasmette da vettore e ogni anno ci sono stati dei casi.

Il problema è la disinfestazione e noi, come ministero della Salute abbiamo invitato gli enti locali ad effettuare la disinfestazione dalla zanzare. Bisogna disinfestare con forza e con convinzione e anche la tempestività può fare differenza in questi casi, laddove si manifesta il primo caso di contagio». Il riferimento, seppur velato, è alle polemiche tra Regione e Campidoglio per i presunti ritardi negli interventi di quest’ultimo: interventi che sarebbero stati richiesti dall’Asl il 7 settembre e che sarebbero stati messi in atto soltanto tra l’11 e il 12. Accuse che la sindaca Virginia Raggi ha rispedito al mittente.