Attualità

ALLEANZE ALLA PROVA. «Centrodestra unito e Berlusconi lascia»

Marco Iasevoli martedì 9 ottobre 2012

Pier, tu sei chiamato a questa sfida. Silvio Berlusconi è disposto a non candidare se stesso a premier, ma tu hai il dovere morale di unire i moderati. Ora mostra la stessa nostra generosità...». Angelino Alfano entra nel Tempio di Adriano, nell’epicentro dei palazzi romani del potere, con il viso serio di chi scopre l’ultima carta a poker. E si rivolge a Casini - seduto due sedie più in là sullo stesso palco dei relatori - in modo netto, schietto: «Torniamo insieme», in cambio il Cavaliere si ritira.

Pier non si scompone. La mossa era attesa. Tra le mani ha il libro di Ferdinando Adornato, che dovrebbe recensire davanti ad una folta ed eterogenea platea che va da Paolo Cirino Pomicino a Mara Carfagna. Vip e sherpa attendono come sospesi. Il leader centrista prende le pagine del volume che parlano - con durezza - dell’ex premier. E replica: «Non mi tiro indietro davanti alle sfide, ma ho il dovere di scansare le trappole. Le giravolte di Silvio le conosco bene. Lasciami il beneficio di una giusta cautela». Non è una chiusura netta, non è un’apertura chiara. Ma all’ex presidente della Camera non sfugge certo che ci si trova di fronte ad una possibile svolta: «Prima dovete fare autocritica come ho fatto io. Ma non posso negare che quanto detto da Alfano potenzialmente ha un peso».Potenzialmente. C’è infatti da chiarire l’atteggiamento su Monti. Alfano continua a chiedere che si candidi oppure resti in panchina solo per casi d’emergenza. Casini vuole che il voto ai moderati significhi in automatico ridare al professore le chiavi di Palazzo Chigi («È lui il migliore...»). C’è poi da capire se quello di Angelino sia un mandato pieno al leader centrista perché sia lui a formare la nuova coalizione dei moderati, eventualmente anche correndo in prima persona come candidato premier (eventualità però esclusa dall’ex presidente della Camera).Dietro le frasi di superficie, dunque, ci sono tanti "non detto". Però qualche fatto concreto lo si intuisce. Il primo: venti secondi dopo la frase di Alfano sul passo indietro di Berlusconi, il nucleo duro della prima Forza Italia ingolfa le agenzie di stampa con dichiarazioni che plaudono al segretario. Frattini e Cicchitto, Lupi e Osvaldo Napoli. Ricostruendo le loro frasi il progetto diventa più chiaro: lo spazio ora occupato da Berlusconi deve essere riempito da una galassia di autorevoli filomontiani. Gli azzurri li chiamano in campo: Montezemolo e Passera in primis, e perché no Oscar Giannino e Tremonti (ma Casini liquida l’ex ministro del Tesoro). Qualche minuto dopo si aggiunge al coro degli elogi anche un ex An "moderato" come Gianni Alemanno. Mentre non reagisce per il momento la corrente di La Russa e Gasparri, che deve riflettere sul blitz di Alfano.Il secondo risultato è politico: il Pd ora teme lo spettro di una scivolata a sinistra. A fianco ad Alfano siede l’ipermontiano Enrico Letta, che per uno scherzo del caso ha sostituito proprio Bersani al convegno sul libro di Adornato. «Mi viene in mente Manzoni – dice a Casini il vicesegretario Pd nella lunga sera del poker a carte scoperte –: questo matrimonio con Angelino non s’ha da fare».