Attualità

In attesa di processo. Marò, l'Italia ricorre alla Corte suprema indiana

martedì 14 gennaio 2014

Il governo indiano rinvia la presentazione dei capi di accusa per i due marò in attesa di processo e quello italiano decide di presentare un ricorso alla Corte suprema indiana. La notizia non è stata ancora ufficializzata ma è stata battuta dalle agenzie. L'obiettivo è di sollecitare una presa di posizione da parte della Corte al fine di chiarire al governo di Delhi e agli inquirenti che le legge sulla pirateria marittima che questi intendono applicare per procedere nei confronti dei Massimilano Latorre e Salvatore Girone, non è tra gli strumenti (leggi, codici, convenzioni) specificate dallo stesso tribunale supremo per condurre l'inchiesta relativa ai due fucilieri da marina italiani per la morte di due pescatori al largo delle coste del Kerala. La Corte suprema si è pronunciata in merito con due sentenze l'anno passato. Un'eventuale introduzione della legge contro la pirateria per il governo italiano «cambierebbe radicalmente lo scenario del processo, perché si tratta di uno strumento antiterrorismo», inapplicabile, è evidente, a personale militare italiano imbarcato in funzioni di lotta alla pirateria.

Intanto 58 eurodeputati italiani (sui 72 in totale) hanno firmato un appello al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri, Catherine Ashton, perché si impegnino più attivamente nella vicenda dei due militari italiani. Inoltre a Palazzo Madama si è tenuto un incontro tra i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa del Senato, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre, e della Camera, Fabrizio Cicchitto ed Elio Vito, Si è deciso di promuovere una missione istituzionale in India di una delegazione parlamentare per verificare la situazione dei due militari in attesa di processo. I presidenti delle quattro commissioni intendono anche incontrare i loro omologhi di Delhi.