Attualità

IL CONVEGNO. Casini: «No a scorciatoie giudiziarie»

Giovanni Grasso sabato 29 gennaio 2011
Berlusconi «ha fallito». Ma «guai ad affidare ai giudici la liquidazione di una fase po-­litica, sarebbe la conferma di un’al­terazione delle regole della demo­crazia ». Anche perché il premier «cer­ca di mascherare i suoi insuccessi con la scappatoia della lotta eterna con­tro la magistratura». A Todi, per la riu­nione dei cento parlamentari del 'Nuovo polo', il leader dell’Udc de­cide di prendere la parola per primo. Fini, influenzato, non c’è ancora: par­lerà questa mattina. E così farà Ru­telli.Casini attacca Berlusconi e difende il presidente della Camera, ma è sem­pre attento a non alzare troppo la temperatura dello scontro: «La no­stra è una forza tranquilla», dice al­l’inizio e anche alla fine del suo in­tervento. Aggiungendo: «Sappiamo distinguere la polemica dalla politi­ca». E raccomandando, a mo’ di chiusa: «Non cediamo alla trappola della rissa. Altrimenti anche noi saremo spazzati via. Berlusconi ha bisogno di mandare i videomessaggi, di inti­midire i conduttori, chiede prove di fedeltà non accontentandosi più di quelle di lealtà. Ma noi dobbiamo mostrare di essere una forza tran­quilla, serena, responsabile».L’accenno è probabilmente rivolto ad alcuni esponenti di Fli, che nei gior­ni scorsi, in risposta all’affare Mon­tecarlo, hanno sparato con l’artiglie­ria pesante contro il premier e altri esponenti della maggioranza. E, dun­que, raccomanda Casini, «la soluzio­ne alla crisi politica di Berlusconi va trovata con la politica». Ovvero met­tendo in campo una «proposta di­versa» di polo moderato. Il giudizio sul Berlusconi delle feste è comun­que duro: «E’ indifendibile» e «i suoi in privato si vergognano e vengono a dircelo, salvo poi fare quadrato in pubblico». La questione si lega stret­tamente alla difesa del presidente della Camera: «Si chiedono le dimis­sioni di Fini , perché non si vuole par­lare delle serate di Arcore. Fini pre­siede in modo impeccabile. E poi ha ribadito la fiducia nei magistrati, se occorrerà si difenderà nei processi, non dai processi».Ma, per il leader del­l’Udc, non è questo il punto: «Berlusco­ni ha fallito perché non ha governato, perché non ha più voglia di farlo, per­ché probabilmente pensa ad altro: i pro­blemi sono tutti lì, la spazzatura a Napoli, la crisi economica, la disoccupazio­ne, la ricostruzione dell’Aquila». E le «anomalie» di un premier padrone dell’etere «si sono moltiplicate: basti pensare ai videomessaggi o a una leg­ge elettorale, grazie alla quale i par­lamentari vengono scelti per mette­re a carico dello Stato persone che servono per fini personali». In modo che oggi «Bossi appare essere il lea­der moderato del centrodestra». La soluzione sarebbe che «Berlusco­ni facesse un passo indietro per il be­ne del Paese. Consentendo alla mag­gioranza di allargarsi». Il tema della grande alleanza è comunque inelu­dibile: «Per rimette­re in sesto il Paese, servono scelte im­popolari e una coali­zione alla tedesca: perché se si pensa al­le elezioni, nessuno farà le riforme ne­cessarie » con il ri­schio concreto di far precipitare «un Pae­se già in declino nel baratro». E, con­clude, «le elezioni non sono la nostra medicina, ma non abbiamo paura. E comunque meglio il voto di un go­verno che tira a campare». D’accor­do i luogotenenti di Fini. Adolfo Ur­so esemplifica: «Non era mai succes­so che alla guida dei ministeri chia­ve ci fossero paggi della corte depra­vata dell’imperatore».