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INTERVISTA. Luigi Casero (Pdl): «Con 16 miliardi di tagli alla spesa possibile un ventaglio di misure»

Nicola Pini giovedì 17 gennaio 2013
​La riduzione della pressione fiscale, con una particolare attenzione alle esigenze delle famiglie con figli, in un quadro di promozione della libertà di scelta in campo educativo e scolastico. Sono tra i punti maggiormente qualificanti del programma elettorale del Pdl. Ne abbiamo parlato con il deputato del Pdl Luigi Casero, ex sottosegretario all’Economia nell’ultimo governo Berlusconi. «La difesa della famiglia nei diversi ambiti è al centro del nostro programma: dalle tasse, con l’introduzione del quoziente familiare, alla prima casa, con l’abolizione dell’Imu; dal bonus bebè al buono scuola, uno strumento che renda possibile scegliere il proprio modello educativo tra pubblico e privato.Onorevole, si tratta di temi di grande portata che hanno però tutti un costo rilevante per le casse pubbliche. Quanto vale, ad esempio, l’introduzione del quoziente familiare? Come pensate di procedere?Cominceremo con un aumento delle detrazioni familiari con l’obiettivo di arrivare al quoziente (prelievo fiscale in base al numero dei componenti della famiglia, ndr) nell’arco della legislatura. I costi possono arrivare, a regime, fino a diversi miliardi l’anno. Sarà quindi un’introduzione graduale. Noi puntiamo a diminuire la pressione fiscale di un punto di Pil l’anno, cioè di circa 16 miliardi, attraverso diversi interventi tra i quali appunti gli sgravi per le famiglie numerose.Proponete anche l’eliminazione dell’Imu, la riduzione dell’Irap, il blocco degli aumenti Iva (uno è già programmato da luglio) e dite no alla patrimoniale. Non è un po’ troppo con questi chiari di luna della finanza pubblica?No, perché proponiamo due strade per recuperare risorse. Il primo è la riduzione della spesa pubblica di un 2% l’anno. Su circa 800 miliardi di spesa si possono ipotizzare 16 miliardi di risparmi, un obiettivo possibile, da raggiungere con tagli mirati e non lineari. Il secondo è un grande attacco al debito pubblico. L’obiettivo è tagliare di netto circa 400 miliardi di debito e portarlo sotto il 100% del Pil. Con un risparmio sul pagamento degli interessi tra i 15 e i 20 miliardi l’anno. Sappiamo bene che non si può vendere tutto insieme, immobili, azioni e società pubbliche. La strada è quella di un fondo pubblico-privato che emetta obbligazioni per l’aquisto dei beni per poi metterli sul mercato nell’arco di 15 anni.Proponete anche un buono scuola per le famiglie. Come funzionerebbe?Alcune Regioni già prevedono misure di questo tipo, bisogna renderle più organiche. C’è chi vuole che ci sia solo la scuola pubblica e chi come noi vorrebbe un sistema pubblico e privato dove le famiglie scelgono dove spendere il loro "buono". È una strada che nell’immediato può alzare i costi, perché il personale del pubblico va tutelato. Ma si tratta di affermare il principio della libertà di educazione. Mentre allo Stato resterà il compito di controllare la qualità. Non vogliamo più diplomifici ma al contrario alzare il livello di tutte le scuole.Onorevole, resta una domanda. Perchè negli anni di governo non siete riusciti spesso nemmeno a impostare le misure proposte oggi?Sono riforme per le quali occorre una forte maggioranza. All’inizio delle legislatura c’era la volontà di farle. Poi con il caso Fini ci siano molto indeboliti ed era difficile andare avanti. Servirà più energia.