Attualità

Italicum. Capotosti: i miei dubbi sulla grande riforma

Giovanni Grasso giovedì 13 marzo 2014
«Sicuramente è molto positivo sapere che non voteremo più con il Porcellum. Sulla nuova legge, però, ho alcune riserve che spero potranno essere superate con l’esame del Senato. Le soglie eccessivamente alte sacrificano troppo la rappresentanza, con qualche rischio dal punto di vista dei profili di ragionevolezza». Il professor Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte Costituzionale, «vede ombre e luci» nell’Italicum appena approvato. Andiamo subito al dunque, professore...La legge è il frutto di un compromesso. È partita dal sistema spagnolo e poi man mano sono stati aggiunti aggiustamenti. La prima cosa che si nota è che l’Italicum contiene una sommatoria di elementi che non ha eguali in nessun sistema del mondo: combina infatti collegi plurinominali, soglie di sbarramento differenziate, premio di maggioranza e doppio turno eventuale. Mi sembra in definitiva un sistema complicato, per non dire farraginoso.Ma dal punto di vista della funzionalità?La governabilità dovrebbe essere assicurata. Quello che mi chiedo è: se il premio di maggioranza assicura la governabilità, perché punire ulteriormente i partiti minori con soglie così alte? I voti dei partiti alleati che non superano il 4,5 per cento vengono "cannibalizzati" dal partito maggiore, che si prende tutti i seggi. Se un partito, invece, decide di andare da solo, deve raggiungere l’8 per cento. Questo significa che possono rimanere fuori dal Parlamento forze politiche espressione di quattro milioni di persone. Credo che sia un’evenienza contraria al principio di rappresentanza, richiesto anche dalla sentenza della Corte che ha cassato il Porcellum. Senza contare che la mancata rappresentanza nelle Camere allontana fasce consistenti di elettori dalle istituzioni e rischia di alimentare fenomeni extraparlamentari che non sono mai positivi. Poi c’è la questione dell’abolizione del Senato o della sua trasformazione..Ancora non è chiaro che forma prenderà il nuovo Senato. Aspettiamo prima di commentare. Tuttavia, mi permetto di esprimere una preoccupazione di non poco conto. Con la legge elettorale approvata, un partito del 20 per cento, alleato con varie forze politiche che non raggiungono il 4,5, potrebbe arrivare a prendere la maggioranza assoluta alla Camera. In un sistema tendenzialmente monocamerale, quale sembra delinearsi dalla anticipazioni, questa minoranza del 20 per cento potrebbe abbastanza facilmente eleggere il capo dello Stato, parte dei giudici della Corte, dei membri del Csm, cambiare la Costituzione - salvo referendum confermativo - e comunque approvare e abrogare leggi che riguardano i diritti fondamentali e temi eticamente sensibili. C’è insomma da affrontare tutto il problema delle garanzie democratiche, dei contrappesi insomma, del nuovo sistema di cui, però, inspiegabilmente nessuno parla.Il Senato, dice Renzi, costa troppo...Se il problema sono i costi lo si poteva risolvere facilmente dimezzando il numero dei parlamentari. Tra l’altro, una Camera composta da 630 membri è comunque destinata a lavorare in grande confusione. La democrazia comunque ha dei costi. Il primo obiettivo dovrebbe essere quello di assicurare l’equilibrio del sistema. Poi si può affrontare la questione dei risparmi.