Attualità

Capolarato. Caporalato, anche i droni contro gli schiavisti

Diego Motta mercoledì 9 settembre 2015
Dopo l’ipotesi confische nei confronti dei caporali e l’atteso giro di vite normativo, ora spuntano anche i 'droni' sentinella per controllare a tappeto i campi della vergogna. È questa l’ultima novità emersa alla vigilia della cabina di regia sulla Rete del lavoro agricolo di qualità. Il cantiere aperto dal governo a fine agosto, dopo le morti e le ripetute denunce di sfruttamento arrivate dai braccianti impiegati da uomini senza scrupoli, dovrebbe dunque arricchirsi di una proposta: quella che prevede l’utilizzo di moderni sistemi tecnologici di controllo a supporto dell’attività di vigilanza esercitata dagli ispettori sul territorio.  «Consideriamo le imprese che sfruttano il caporalato responsabili in solido con le imprese malavitose, e pertanto crediamo sia necessario agire come facciamo per queste tipologie di imprese, cioè con i sequestri» ha spiegato ieri il viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero. L’obiettivo dell’esecutivo è colpire «innanzitutto i patrimoni» e anche se in Parlamento la battaglia contro i campi della vergogna è largamente condivisa, non manca chi, come il Movimento Cinque Stelle, pur dicendosi «a favore di tutte le iniziative volte a sconfiggere la piaga inaccettabile dell’illegalità» ricorda all’esecutivo che «prima di proporre nuove leggi dovrebbe fare applicare quelle già esistenti, cosa che invece non ha fatto». Lo sostiene la parlamentare M5s, Silvia Benedetti, che ha presentato una interrogazione sullo sfruttamento dei braccianti nelle vigne piemontesi che producono vini di eccellenza. Il nodo resta quello delle risorse necessarie per aumentare i controlli nei campi, anche se l’attività ispettiva nelle ultime settimane è fortemente cresciuta. I blitz compiuti dalla Guardia di Finanza nelle aziende agricole del Foggiano, uno dei territori- simbolo del fenomeno, hanno fatto emergere che un lavoratore su cinque tra quelli impiegati è senza contratto. A Lucera, in particolare, su 17 braccianti impegnati nella raccolta del pomodoro, 13 sono risultati in nero, mentre a Serracapriola 15 braccianti stranieri impiegati nei campi di pomodoro stanchi di essere sottopagati e non regolarizzati hanno denunciato la loro situazione alle Fiamme gialle. La battaglia per la legalità riguarda ovviamente anche le aziende. Dal primo settembre, le imprese agricole interessate possono fare richiesta di adesione alla Rete del Lavoro agricolo di qualità (sul sito www.inps.it) se dimostrano di essere in regola con il versamento dei contributi ai lavoratori e se non hanno procedimenti in corso (o condanne e sanzioni) in materia di lavoro e legislazione sociale.