Attualità

Appello. «Dalla legalizzazione conseguenze deleterie»

sabato 11 gennaio 2014
Gentile direttore, 
la profonda preoccupazione per l’ennesimo attacco che da più parti si abbatte contro la famiglia, i valori che la rappresentano e la crescita dei figli, ci ha spinto a prendere carta e penna e a indirizzarle questa lettera, nell’augurio che possa essere letta e fatta propria non solo dai cattolici, ma da tutte le persone di buona volontà.
L’occasione è data dalle recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici in merito ad una possibile legalizzazione della cannabis, in cui sono tornati a trattare ancora una volta con disarmante leggerezza, pressappochismo e mancanza di competenza un tema che interessa il futuro delle nuove generazioni. Proposte di legge e prese di posizione che, se accolte, potrebbero avere conseguenze deleterie. In primis sui ragazzi, sia perché sono provati scientificamente i danni provocati dalla marijuana in età adolescenziale, sia perché per i giovani più indifesi potrebbe essere solo la porta d’accesso a sostanze più pericolose. Ma avrebbe conseguenze deleterie anche per le loro famiglie che, già prese da mille preoccupazioni lavorative ed economiche e sempre più impegnate e in difficoltà a gestire i loro figli, si troverebbero ancor più in condizioni di abbandono ed impotenza di fronte a un fenomeno presente in tutta la società. Non possiamo dimenticare che il consumo di hashish e marijuana è in crescita, riguarda quasi un ragazzo su 5 sotto i 24 anni e che una liberalizzazione probabilmente farebbe crescere questi numeri come sta avvenendo in Colorado.
Siamo un gruppo di comunità di recupero dalla droga e di associazioni di volontariato che da più di trent’anni si batte sul campo, non a parole ma in modo molto concreto, a fianco delle fasce più deboli della società, emarginati e tossicodipendenti. Molte di noi hanno come riferimento la fede cattolica, altre seppur non confessionali sono nate sull’impulso dei principi di solidarietà, soprattutto verso i più fragili e soli, giovani e giovanissimi in primo luogo. Dal nostro punto di vista - che è quello degli educatori - assistiamo sbigottiti a queste continue prese di posizione dettate spesso più da orientamenti ideologici che da evidenze scientifiche, che calpestano senza troppe difficoltà i principi educativi elementari e che mettono in discussione i caposaldi della nostra società.
Orientamenti che tendono a considerare “normale” l’uso di droga, allontanando i ragazzi dalla consapevolezza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, rendono il nostro impegno sempre più difficile: come puoi spiegare a un giovane che sta distruggendo se stesso e la propria famiglia che deve trovare la forza di cambiare? La modernità e l’apertura di vedute, o anche la tolleranza verso chi nutre legittime e differenti opinioni, non significa abdicare ai valori fondanti del vivere comune e al patto sociale che lega gli uomini. Non vogliamo criminalizzare chi fa uso di sostanze, tanto che non abbiamo mai considerato il carcere la soluzione per il problema della droga. Anzi, le nostre Comunità hanno trasformato, utilizzando gli attuali strumenti legislativi, migliaia di anni di detenzione in percorsi di recupero e di reinserimento sociale, onorando ciò che dice la nostra Costituzione quando parla di pena “non afflittiva ma rieducativa”. Ma il limite, come diceva Voltaire, è la sostanza della vera libertà, che deve fermarsi di fronte a quella degli altri.
E’ fondamentale che lo Stato metta dei paletti fra ciò che è lecito e ciò che, a nostro parere, deve rimanere illecito, graduando chiaramente le sanzioni da amministrative per il consumo a penali per lo spaccio. Senza dimenticare – e questo è molto importante - che la coltivazione di marijuana, se legalizzata, apre la strada a scenari inquietanti.
«Non è con la liberalizzazione delle droghe che si può ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza», ha detto Papa Francesco in occasione di un suo viaggio in America Latina. Siamo sicuri che la marijuana libera a casa e a scuola, dove i livelli di apprendimento sono sempre più compromessi dall’uso di sostanze, siano un’espressione di libertà e progresso? E che la libertà di drogarsi, come pensano alcuni anche in buona fede, sia un diritto civile?
 
Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi di Roma
Comunità Incontro
ExodusExodus
Casa del Giovane Pavia
Gruppo Valdinievole Soc.Coop.
Società cooperativa Papa Giovanni XXIII
Comunità Accoglienza AGAPE
Comunità San Patrignano      
Comunità Promozione Umana
Comunità Mondo Nuovo