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Crisi di Governo. Calenda: «Scelta poco lucida È suicidio politico dei dem»

Arturo Celletti venerdì 15 gennaio 2021

Carlo Calenda

«È una crisi indecorosa. E l’epilogo rischia di essere ancora più indecoroso». Carlo Calenda si ferma due volte. Sempre su quello stesso aggettivo. Poi allarga il ragionamento. «Andare avanti con una pattuglia di 'responsabili' è una decisione assurda. È la conclusione peggiore che si può immaginare». Il leader di Azione mette sul banco degli imputati tutti i protagonisti di questa crisi: Giuseppe Conte, Matteo Renzi, il Partito democratico. «Vedo tanto trasformismo e poca serietà. Il Pd criticava Berlusconi e ora fa come Berlusconi. Ieri c’erano Razzi e Scilipoti, domani vedremo... », attacca ancora l’eurodeputato. E chiosa: «Così però l’Italia pagherà un costo drammaticamente alto».

Partiamo dal Pd.
Anche il Pd pagherà un prezzo. Far nascere un governo con una pattuglia di 'scappati di casa' che sosterranno Conte solo per opportunismo e qualche poltrona è la scelta meno lucida e meno coraggiosa che può fare. Che prezzo pagherà? Una perdita di consensi alle prossime elezioni. Far nascere l’ennesimo governo fallimentare è un suicidio politico e di governo. Questo Paese non ha bisogna di un governo che galleggia, che vivacchia. E poi così nascerà il partito di Conte che in prospettiva mangerà voti proprio ai Democratici. E non basta. Le faccio una previsione: questo governo durerà solo qualche mese, solo fino a quando esisterà il rischio del voto. Poi, a alla fine dell’estate, quando si entrerà nel 'semestre bianco' e le elezioni non saranno più possibili, la crisi riesploderà ancora più violenta.

Un quadro desolante...
Sì, è proprio così. Costi altissimi per l’Italia. Oggi ci sono nodi cruciali e per affrontarli serve un governo forte, autorevole, credibile, capace.

È però solo l’idea di Calenda.
L’Italia dovrebbe fare come l’Europa. Anche qui un governo come quello Ue. Immagino Pd, liberali, Verdi, Forza Italia e la parte più europeista dei 5 stelle insieme per strappare il Paese alle sabbie mobili.

L’Europa ha Ursula von der Leyen...
I nomi ci sarebbero, ma che senso ha farli quando si va in un’altra direzione? Per me la politica è serietà, linearità, coerenza. Questo è il momento di una risposta seria a una crisi politica. Purtroppo ancora una volta non si va nella direzione giusta.

L’identikit qual è?
È facile: serve un premier autorevole. Che conosce la Ue e che è stimato internazionalmente. Uno rispettato. Con una squadra di manager e amministratori capaci di organizzare, di gestire, di fare. Ci sono i 209 miliardi del Recovery da spendere per far ripartire l’Italia. C’è un piano di vaccinazione su cui ho infinite perplessità: siamo terribilmente in ritardo e sta per colpirci una terza ondata ben peggiore della seconda. Insomma, ci sono mille fronti aperti e un mare di impreparazione. Così rischiamo tutti di essere travolti, di andare tutti contro un muro.

Lei è candidato a sindaco di Roma. Non crede che pagherà un prezzo per questo affondo contro il Pd?
A Roma io sto facendo il mio lavoro. Anche oggi (ieri, ndr) sono stato nel quartiere Tuscolano per capire cosa non va e come intervenire. Vado dritto senza nessun tentennamento. Perché Roma, come l’Italia, merita risposte.