Attualità

Ambiente. Calabria tra ecoballe e incendi È la nuova "Terra dei fuochi"

Domenico Marino venerdì 23 ottobre 2020

Un vigile del fuoco impegnato a spegnere un incendio

Una nuova, inquietante Terra dei fuochi in Calabria è stata denunciata dal sostituto procuratore di Lamezia Terme, Marica Brucci, titolare d’importanti inchieste sul business malato della spazzatura. Intervenendo nei giorni scorsi a Napoli al Forum internazionale Polieco sull’economia dei rifiuti, il sostituto procuratore ha richiamato l’inchiesta dell’ottobre 2019 coordinata dalla Procura distrettuale di Milano, che ha «dimostrato il traffico di società iscritte all’Albo dei gestori ambientali, scatole vuote prive di capacità economica in grado di falsificare sistematicamente i formulari di trasporto dei rifiuti.

Immondizia sversata in due terreni di Gizzeria e di Lamezia, vicino a coltivazioni di ulivo, in buche coperte con sabbie e terriccio. Le analisi dei suoli hanno accertato l’inquinamento delle falde, riscontrando la presenza continuativa di rifiuti pericolosi e non pericolosi, tra cui farmaci scaduti. Vere bombe ecologiche, capaci d’innescare un disastro ambientale», ha insistito il sostituto procuratore, motivando la definizione for- te della Calabria quale «nuova e importante “Terra dei fuochi” ». Al Forum Polieco è intervenuto pure il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra: «Nessuno può credere all’autocombustione continua quale origine dei roghi negli impianti di trattamento dei rifiuti.

È invece evidente e plausibile che la regia sia della criminalità organizzata, specie di ‘ndrangheta e camorra, e questo accade sia in Veneto che in Lombardia», ha sigillato il senatore facendo riferimento ai continui roghi che da settimane stanno ammorbando a macchia di leopardo la Calabria. A Squillace, Nocera Terinese, Reggio Calabria, San Gregorio d’Ippona, San Giovanni in Fiore, Siderno, Motta San Giovanni, Corigliano Rossano, Lamezia Terme, Cassano all’Jonio. Dubbi e timori si alzano assieme al fumo tossico degli incendi. Non si tratta di spazzatura abbandonata ma di depositi, impianti e discariche regolari il cui stop può dare il via libera a soluzioni d’emergenza che spesso portano in dote interessi criminali. Dopo l’ultimo rogo della serie, che ha colpito le ecoballe della discarica consortile di Cassano all’Jonio, nella fertile Piana di Sibari già piegata negli anni Novanta dall’interramento criminale di migliaia di tonnellate di ferriti di zinco (ma questa è un’altra, brutta storia), il sindaco Gianni Papasso ha denunciato: «Credo di poter dire che sono stati procurati varchi nella recinzione della discarica.

Questo testimonia che c’è stata una regia che ha portato qualcuno a venire qui e mettere fuoco», ha aggiunto Papasso dopo averne parlato pure con gli assessori regionali e Gianluca Gallo (Agricoltura) e Sergio De Caprio (Ambiente), il capitano Ultimo, cui la compianta presidente Jole Santelli aveva affidato la delicata delega ai rifiuti. Già a fine settembre, dopo i roghi a Siderno e San Giovanni in Fiore, l’ex ufficiale dell’Arma non s’era nascosto: «Pare esistano volontà contrarie all’efficienza del ciclo dei rifiuti nella Calabria.

La Regione e le Istituzioni supereranno ogni ostacolo mettendo in campo tutte le risorse e le competenze disponibili per impedire all’inciviltà di prevalere, perché desta sospetto che, proprio nel momento in cui la Calabria è colpita da forti precipitazioni, scoppiano gli incendi. Sapremo uscire dall’emergenza e liberare la Calabria da menti criminali che hanno interesse a imprigionarla. Il popolo calabrese e il Governo della Calabria non si faranno sottomettere dalla ‘ndrangheta o da avide lobby economiche». Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore generale dell’Arpacal Domenico Pappattera, che pure prima dell’episodio di Cassano, denunciava: «La Calabria è sotto un vero e proprio attacco criminale–ambientale al quale dobbiamo, tutti insieme, rispondere facendo squadra. I diversi incendi che hanno interessato gli impianti di trattamento o stoccaggio di rifiuti, non possono essere considerati una casualità. È stato creato un gruppo speciale per intervenire subito». Dati relativi ai roghi di Siderno e San Gregorio escludono inquinamenti preoccupanti. Per ora.