Attualità

IL GEOLOGO MARIO TOZZI. «Finché si costruirà nel posto sbagliato, dovremo aspettarci tragedie come questa»

(L.B.) mercoledì 20 novembre 2013
C’è una specificità in quanto accaduto in Sardegna, rispetto ad altri eventi analoghi?
 Il caso della Sardegna è particolare per la sua ambiguità: da una parte è una terra che soffre di siccità, dall’altra più un terreno è arido e meno assorbe l’acqua. Il fatto in sé è eccezio­nale, perché in poche ore è caduta una quantità di pioggia pari a quella che di solito cade in molti mesi, però questi fenomeni oggi sono lar­gamente prevedibili perché ormai le nostre pre­cipitazioni sono così. Dobbiamo smetterla di fare confronti con le piogge che caratterizzava­no il territorio nei secoli scorsi: da 50 anni tutto è cambiato, non si tratta più del grande fiume che pian piano esonda, ma di piccoli corsi d’ac­qua che esplodono e fanno danni con rapidità. Occorre insomma un cambiamento culturale, bisogna educare la gente, imparare come scap­pare e dove. È sempre tutta responsabilità dell'uomo, anche di fronte a fenomeni di tale portata?Quando l’uomo e l’acqua si trovano nello stesso luogo, la colpa è sempre dell’uomo, che non doveva costruire lì. Detto questo, però, nel caso della Sardegna c’è da fare una distinzio­ne tra la parte rurale e quella urbanizzata: sono andate sott’acqua anche le campagne e le strade che le percorrono sono diventate fiumi di fango, perché la copertura boschiva non è bastata a fer­mare le valanghe d’acqua, e qui la responsabilità umana è meno diretta. Altro discorso riguarda Olbia o Arzachena, dove a causa del turismo si è costruito ovunque e nel posto sbagliato. Finché si continuerà così, dovremo aspettarci tragedie come questa.