Attualità

GIUSTIZIA. ​«Più misure alternative Carcere extrema ratio»

Fabrizio Assandri martedì 15 gennaio 2013
Puntare sulle misure alternative e, dall’altro lato, costruire nuovi istituti di pena. Sono le vie d’uscita dall’emergenza carcere su cui ha insistito il ministro Paola Severino, che ieri a Torino ha visitato le Vallette, incontrando detenuti, agenti e operatori del carcere. Il ministro ha definito la situazione «sotto controllo», nonostante sovraffollamento e penuria di personale siano sotto gli occhi di tutti. Secondo la Severino, i numeri segnati sul registro del carcere torinese danno la misura di quanto è stato fatto dal governo. «4.811 ingressi nel 2011 contro i 3.335 del 2012. Si tratta di 1.500 ingressi in meno grazie all’eliminazione delle cosiddette "porte girevoli", per cui si veniva arrestati e rilasciati nell’arco di un paio di giorni - ha spiegato il ministro - Le misure alternative alla detenzione hanno funzionato».Tra le altre iniziative del governo va ricordato anche il passaggio da 12 a 18 mesi di arresti domiciliari in sostituzione del periodo finale della carcerazione. Il rammarico è piuttosto «per le disposizioni che volevamo varare l’ultimo giorno del Senato, che avrebbero portato a un ulteriore alleggerimento della situazione». Il riferimento è al ddl sulle misure alternative, che non è passato, che prevedeva la messa alla prova e la reclusione domiciliare per alcuni tipi di reati. Se l’Europa l’8 gennaio ha "bacchettato" l’Italia per il sovraffollamento delle carceri, la soluzione per il ministro sta «nell’andare avanti con le misure alternative. Il carcere dev’essere l’extrema ratio, come avviene ad esempio in Inghilterra». Parole che fanno rima con l’invito del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ai pubblici ministeri del suo ufficio a non ricorrere al carcere quando si possono chiedere ad esempio gli arresti domiciliari. Bruti Liberati ha chiesto di tenere «nel massimo conto, sia in tema di misure cautelari che in fase di esecuzione, gli auspici della Corte Europea dei diritti dell’uomo». Il procuratore, nella sua circolare, richiama passaggi della sentenza della Corte, nei quali si spiega che «malgrado gli sforzi sia legislativi che logistici intrapresi nel 2010, il tasso nazionale di sovrappopolazione rimane elevato (essendo passato dal 151% del 2010 al 148% del 2012)». Liberati ricorda anche che la corte europea ha ingiunto all’Italia di introdurre, entro un anno dalla sentenza, «un ricorso o un insieme di ricorsi interni idonei a offrire un ristoro adeguato e sufficiente per i casi di sovraffollamento carcerario». Il ministro Severino, nella sua tappa alle carceri torinesi, ha fatto però riferimento anche all’altro lato della medaglia nell’azione del governo, ovvero la costruzione di nuove strutture carcerarie. «Entro il 2014 saranno costruiti 11mila e 700 posti in più, con una spesa di 400 milioni di euro», ha aggiunto, auspicando di riuscire ad inaugurarne di persona qualcuno già prima delle elezioni. Già alla fine di gennaio verrà consegnato un nuovo padiglione nel carcere di Biella, della capienza di 200 posti, e anche a Torino si parla di un raddoppio delle Vallette, anche se al momento la permuta con il Comune e il Demanio di una caserma in disuso appare in una situazione di stallo. Il ministero calcola che la costruzione di ogni cella da tre posti costi alle casse dello Stato tra i 10 e i 15 mila euro.«Le misure alternative alla detenzione consentono risparmi – secondo il ministro Severino – anche perché è dimostrato che la ricaduta nel reato, per chi usufruisce di tali misure, è molto più bassa». Il ministro ha poi lodato le «punte di eccellenza», del carcere torinese, come il polo produttivo in cui lavorano 60 detenuti, nella sartoria, nella serigrafia, nella torrefazione del caffè, nella lavorazione del legno. «Un nostro studio dimostra che solo il 2,8% dei detenuti che iniziano un lavoro in carcere, una volta usciti ricadono nel crimine». C’è stato anche il tempo per una visita al detenuto marocchino, condannato per omicidio, che il giorno prima aveva tentato di impiccarsi per la paura di un trasferimento che lo avrebbe allontanato dalla sua famiglia. «Aveva ancora i segni al collo», ha ricordato il ministro. Nel 2012 nelle carceri piemontesi ci sono stati 71 tentativi di suicidio e 5 suicidi.