Attualità

PONTE DI LEGNO. Bossi provoca ancora Ora tocca all'inno di Mameli

lunedì 17 agosto 2009
L'inno di Mameli? "Nessuno lo conosce". Dopo gabbie salariali, bandiere e dialetti, Umberto Bossi dirige la sua Lega contro l'inno nazionale. "Il Và pensiero tutti lo cantano", 'Fratelli d'Italià no, scandisce dal palco di Ponte di Legno. Poi esibisce la bozza della legge per l'introduzione del dialetto a scuola, preparata dal ministro Roberto Calderoli. E scatena così una reazione particolarmente dura dell'alleato di governo, oltre che di tutta l'opposizione. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, appena due giorni fa è tornato a ribadire un pensiero già in altre occasioni espresso: "nessuna preoccupazione" per certe uscite di Bossi, dal momento che sono "messaggi politici" per i suoi elettori. Ma oggi dal braccio destro di sempre, il ministro e coordinatore del Pdl Sandro Bondi, trapela che qualche preoccupazione nel partito del premier esiste, e parte qualche avvertimento all'alleato: "Le ripetute dichiarazioni propagandistiche, ad uso dei militanti ma non solo, indeboliscono e offuscano" il "serio" programma di governo. Si spinge oltre 'Farefuturo', la fondazione presieduta da Gianfranco Fini: l'offensiva padana "necessita di una risposta alta ed innanzitutto sul piano culturale", dice il segretario generale Adolfo Urso. Due correnti di pensiero accolgono le uscite leghiste. Da una parte chi tende a derubricare le parole su inno e dialetti a classica 'boutade estiva'. Dall'altra chi invita a prenderle sul serio. Ma sono queste seconde a prevalere, oggi, nella maggioranza. Sulla bozza per l'introduzione delle lingue locali nei programmi scolastici, il vicepresidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino, taglia corto: "Non fa parte del programma di governo" e "non ci sarà la nostra disponibilità a votarlo". "Per i nostri giovani le ore di inglese - aggiunge il portavoce del Pdl Daniele Capezzone - sono molto più utili di improbabili ore di bergamasco, viterbese, o avellinese". Ma se Calderoli promette il varo della legge sul dialetto in classe in meno di un anno, Sandro Bondi invita i suoi a "non derubricare a chiacchiere estive" le proposte del Carroccio. "Le battute estive della Lega non sono affatto da sottovalutare - concorda il vice ministro Urso, che parla a nome di Farefuturo - perché il loro fine non è cambiare le leggi, ma cambiare la società attraverso battaglie culturali su cui tutti si devono confrontare". E il presidente de senatori del Pdl Maurizio Gasparri liquida la vicenda: "Non sopravvaluto le attività di tradizionale propaganda estiva di Bossi e della Lega. Nessuno cambierà l'inno nazionale". Anche se il 'Fratelli d'Italià di Goffredo Mameli non è previsto come inno ufficiale dello Stato da nessuna legge, Bocchino sottolinea che "é una cosa seria e non si sceglie con la hit parade", da cui, aggiunge, uscirebbero vincitrici piuttosto che il 'Va' pensierò, le canzoni 'O sole mio' e 'Volare'. Le proposte leghiste sollevano anche l'opposizione. "Regaleremo ai ministri leghisti un cd con l'inno nazionale", scherza il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. E se il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa parla di "balletto estivo indegno", la deputata Silvana Mura (Idv) dice che sarebbe necessaria una legge che vieti ai politici in agosto di "sparare menate". Dal Partito democratico, poi, Cesare Damiano sottolinea la debolezza di un governo "sotto costante ricatto della Lega" e la pericolosità di "un'azione progressiva che punta a minare l'unità della nazione"