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L'ITALIA IN FESTA. Bossi: «L’unità si festeggia dopo il sì al federalismo»

Angelo Picariello sabato 8 gennaio 2011
«Festeggiare i 150 anni del­l’Unità d’Italia? Sì, dopo che sarà approvato il fe­deralismo », cambia l’ordine dei fat­tori, Umberto Bossi. «Se non si attua il federalismo - avverte - vorrebbe di­re che 150 anni sono passati invano. Dobbiamo ricordare quel che disse Cavour in proposito. Perchè l’unità d’Italia col centralismo romano non va bene». Con Giorgio Napolitano – che ha ricordato a tutti il rispetto del Tricolore e poi, rivolgendosi alla Le­ga, ha ammonito come la mancata partecipazione alle celebrazioni ri­schi di «indebolire le legittime istan­ze di riforma federalistica» – non è polemica aperta, ma certo è una marcata, ostentata, presa di distan­ze dalle celebrazioni. «Celebrare i 150 anni senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sareb­be una cosa negativa», insiste Bossi. «Il federalismo è u­na speranza», dice il leader leghista rien­trato a Gemonio, dopo le vacanze a Ponte di Legno e Ca­lalzo di Cadore. «Bi­sognerebbe almeno arrivare a realizzare il progetto di Ca­vour », puntando an­cora sullo statista u­nitario di recente riabilitato anche dalla Padania.Ma il feeling con Na­politano non è rotto. Ci pensa lo stes­so Capo dello Stato, intervenendo di nuovo in serata da Forlì, a stempe­rare, indicando l’esigenza di «supe­rare il centralismo con spirito unita­rio». Ed ecco Roberto Calderoli, in­testatario, per la Lega, dei rapporti col Quirinale tirare un sospiro di sol­lievo: «Ogni parola di Napolitano è u­na sorpresa positiva. Non mi ero sba­gliato nel ringraziarlo per la sua a­nalisi », dice il ministro della Sempli­ficazione, richiamando un suo pri­mo intervento nel pomeriggio, quando la tensione sembrava salire. «Trovo bello – aveva detto, guardan­do al bicchiere mezzo pieno – che Napolitano, nell’aprire le celebra­zioni per i 150 anni dell’Unità d’Ita­lia, abbia fatto espressa menzione al federalismo e abbia anche ricorda­to che la Costituzione fa argine a ri­torni del nazionalismo». Un’opera di mediazione nella quale si erano spesi anche i governatori le­ghisti: «La miglior risposta che il Par­lamento può dare alle celebrazioni per i 150 anni è approvare il federa­lismo», aveva detto Luca Zaia, ricor­dando come lo stesso Napolitano a­vesse spiegato che «il federalismo non è più scelta ma necessità». Stes­si argomenti usati anche da Rober­to Cota: «L’appuntamento va visto in prospettiva ragionando su uno Sta­to che dopo 150 anni guardi al futu­ro, che sia più moderno e vicino ai cittadini», ragionava il presidente del Piemonte. E «l’approvazione defini­tiva dei decreti attuativi del federa­lismo rappresenta il miglior viatico». Toni che rassicurano anche il Pdl, adope­ratosi con Fabrizio Cicchitto per indica­re la compatibilità fra le priorità indicate dal Carroccio e quel­le richiamate dal Quirinale. «Stop al tritacarne anti-unita­rio », chiede la fonda­zione finiana Farefu­turo. «Il federalismo non sia occasione di divisioni», dice Rosy Bindi, presi­dente dell’assemblea del Pd che sul federalismo fiscale diede un voto di benevola astensione. E l’Udc, che in­vece votò contro, ora dice, con il se­gretario Lorenzo Cesa: «Ci ricono­sciamo in pieno nell’approccio del presidente Napolitano, per un un fe­deralismo davvero solidale». E il presidente del Senato Renato Schifani si unisce all’appello del Ca­po dello Stato per l’«amata Bandie­ra, prima testimone di coraggio, sa­crifici, battaglie, e poi simbolo del nostro Stato e del nostro popolo».