Attualità

Legge elettorale. Italicum, Boschi: avanti anche senza Fi

giovedì 6 novembre 2014
​Dopo il faccia a faccia a Palazzo Chigi di mercoledì, scambio di segnali tra i rispettivi colonnelli. La legge elettorale resta terreno di confronto tra Renzi e Berlusconi. "Mi auguro che Forza Italia mantenga gli impegni, ma se si dovesse tirare indietro certo noi non possiamo tirarci indietro di fronte alla necessità, e all'urgenza, che il Paese ha di una legge elettorale che funzioni e garantisca la governabilità", sono le parole di Maria Elena Boschi, a margine del congresso nazionale del Notariato. Il ministro per le Riforme chiarisce che "ancora non è stata fissata una data per l'incontro di maggioranza" sulla legge elettorale ma assicura che "sicuramente sarà la prossima settimana". "Tutto questo non è serio", sbotta Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera. "Non accetteremo più, lo ripetiamo con convinzione, atteggiamenti totalitari da parte di Renzi e da parte del governo. Leali e responsabili sì, fessi no", sintetizza. "Ci permettiamo di ricordare alla gentile Boschi che fino ad oggi le richieste di modifica, proposte e imposte, al Patto del Nazareno sono arrivate solo da Renzi e dal suo Partito democratico", rincara l'esponente FI che dice no "alla logica della pistola sul tavolo". La minoranza Pd propone il Bundesrat. Intanto la minoranza interna del Pd rilancia sulle riforme costituzionali l'idea del Bundesrat, cioè un Senato in cui siedano i rappresentanti delle Giunte regionali anziché dei Consigli, un' idea a cui si oppone fermamente Forza Italia. La proposta è stata formulata in una riunione con il ministro Maria Elena Boschi mercoledì sera. I parlamentari del Pd hanno spiegato che la minoranza "vuole far sua" la riforma, che trasforma il Senato in una Camera delle Regioni. Ma per far questo occorre eliminare alcune "incoerenze". La prima è che se il Senato, come recita l'articolo 50 della riforma, è luogo di rappresentanza delle istituzioni regionali, allora a Palazzo Madama dovranno andare i rappresentanti delle Giunte e non dei Consigli regionali, per di più in proporzione dei gruppi consiliari, come appunto stabilisce la riforma approvata in Senato. Insomma è meglio il modello tedesco, il Bundesrat, dove i rappresentanti di ciascuna Giunta votano tutti allo stesso modo. Ma questo modello, ha fatto presente il ministro, è stato escluso perché Forza Italia era fermamente contraria. Le giunte regionali sono in larga maggioranza a guida di sinistra e Fi teme un "Senato rosso". Infine c'è il tema dell'elezione del Presidente della Repubblica. La sinistra del Pd ha proposto di innalzare il quorum: nella riforma si prevede che dopo otto votazione con quorum elevato, dalla nona si scenda alla maggioranza assoluta degli aventi diritto.