Attualità

Bologna al voto. Borgonzoni: regole per l'integrazione e appalti trasparenti

Caterina Dall'Olio sabato 18 giugno 2016
«Mi auguro che dal ballottaggio di domenica, qualunque sia l’esito, si aprano scenari di speranza per Bologna anche se, viste le politiche fallimentari messe in campo in questi cinque anni dalla giunta uscente, credo che l’unica speranza per rilanciare la nostra città da tutti i punti di vista risieda nel cambiamento, in noi. La città e i suoi cittadini hanno bisogno di sentire una amministrazione a loro vicina e attenta alle modifiche sociali ed economiche in corso». Lucia Borgonzoni alla possibilità di diventare sindaco ci crede. «Anche Merola ha capito che i cittadini bolognesi apprezzano i punti del nostro programma, visto che sul tema della sicurezza, per esempio, ha cominciato a dire adesso quello che noi diciamo dall’inizio». A questo punto che scenari si aprono per Bologna? Essere arrivati al ballottaggio e il fatto che il 60% dei bolognesi non abbia votato l’amministrazione uscente è già un punto significativo di come i cittadini abbiano manifestato il loro dissenso nei confronti di un’amministrazione che si è caratterizzata per la poca attenzione nei loro confronti e di aver avuto una visione troppo limitata rispetto alle esigenze delle persone e delle famiglie. Qual è la prima cosa che ha in mente di fare se diventa sindaco? Un sindaco non può governare da solo, il primo atto sarà la nomina degli assessori che insieme a me costituiranno la giunta. Una squadra che sarà motivata e collegiale nel vero senso della parola, composta da persone competenti che conoscono la città e i suoi problemi, perché vivono tutti i giorni la città e per questo andremo ad attingere le competenze anche al di fuori dell’ambito strettamente politico. Sarà una giunta che non vivrà all’interno del Palazzo, ma che sarà sul territorio. Anche Palazzo d’Accursio diverrà trasparente in un dialogo costante con la città. Per rafforzare questo dialogo, una volta al mese, instaureremo incontri nei quartieri tra la giunta, il sindaco e i cittadini. Nel caso, invece, le elezioni non andassero come sperato, cosa farà? Non rinuncerò, insieme agli altri consiglieri comunali della Lega Nord e a tutte le forze che mi hanno appoggiato, a rimanere a stretto contatto con i cittadini fino in fondo come ho fatto in questo mandato. Sarà un’opposizione costruttiva e non di facciata. Porteremo le nostre proposte in sede di consiglio comunale perché l’idea di città che abbiamo è quella realmente partecipata e pronta all’ascolto. La si accusa di xenofobia, razzismo e di seminare finte paure, cosa risponde? Sono accuse strumentali, che nascono per la paura dell’avversario. La Lega Nord non è xenofoba, razzista e soprattutto non vuole seminare la paura. Nella mia campagna elettorale non ho mai fatto dichiarazioni che andavano in quella direzione, ho spesso evidenziato la necessità di maggiore sicurezza per la città, alla luce del degrado che è sotto gli occhi di tutti. Bologna risulta una delle città più insicure in Italia ed è in cima alle classifiche del Sole 24Ore. Del resto scorrere ogni giorno i titoli dei quotidiani locali per rendersene conto. Non vi è stata alcuna politica da parte della giunta uscente per risolvere le criticità. Anzi, con provvedimenti che definirei schizofrenici, è aumentata la confusione e l’incertezza delle regole. Tutti noi ancora ricordiamo le spaccate agli esercizi commerciali in città, i furti nelle abitazioni, le truffe e gli scippi ai danni degli anziani. L’integrazione è un percorso che passa da reali politiche, sia a breve che a medio e lungo termine, e non da frasi fatte e buonismi di facciata. Cosa manca, a suo avviso, alla città che si potrebbe trovare a governare? Manca l’essere società, la valorizzazione della fiducia di uno nell’altro, l’attenzione nei confronti della famiglia, che è il nucleo principale della società. Mancano servizi a misura di cittadino, sia sanitari che sociali. Mancano le risposte efficaci alle esigenze delle famiglie e delle persone. Manca il coinvolgimento delle istituzioni cittadine su un progetto comune per Bologna. Quali sono le prime tre principali differenze tra lei e il suo avversario? Prima fra tutti, la visione della città che vorremmo. a fronte di un progetto di città immobile insicura e poco curata propongo un progetto di città solidale, sicura, curata e attenta alle esigenze dei più deboli nell’ambito del rispetto delle regole, in primis da parte della pubblica amministrazione. Poi la trasparenza non deve essere solo dichiarata ma concretizzata per rendere sia i cittadini che le imprese sempre più consapevoli dei meccanismi di funzionamento della macchina pubblica. Anche gli appalti devono essere visionabili, ponendoli su una piattaforma informatica accessibile da tutti compresi gli Enti preposti al controllo degli atti amministrativi. Adottare atti, in tema anche di global service, che scoraggino i tentativi di infiltrazione mafiosa o di condizionamento del progetto. Concludo con i servizi sul territorio: la realtà attuale non rispecchia l’esigenza delle famiglie e delle persone. Si deve ampliare la pluralità dell’offerta scolastica, per offrire la possibilità di scelta da parte delle famiglie. Contestualmente si deve rivisitare l’offerta educativa, ampliandola nei mesi estivi ed il sabato. A più ampio raggio, gli interventi dei servizi sociali nei confronti dei cittadini non devono essere considerati come un costo ma come interventi per il benessere della comunità.