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OPPOSIZIONI ALL'ATTACCO. Bersani si ribella: nel Pdl solo insulti e manganello

Roberto I. Zanini venerdì 27 agosto 2010
«Ammucchiata sarà la sua». Prima il responsabile comunicazione del partito Stefano Di Traglia, poi il segretario politico Pierluigi Bersani tagliano corto con ogni polemica. La risposta del Pd a Silvio Berlusconi che aveva parlato di «teatrino», di «vecchia politica» e di «ammucchiate fuori dal tempo» è chiara e forte. La proposta di una coalizione di centrosinistra (lanciata da Bersani con una lettera a Repubblica) che, alla stregua dell’Ulivo di Prodi, torni a essere vincente, mandando a casa Berlusconi e disegnando le riforme per il rilancio del Paese, non è un’ammucchiata.Al di là di contraddizioni, evidenziate da alcuni esponenti del Pd, nel progetto di Bersani la cosa che emerge con certezza è che in preparazione dell’autunno caldo del "casa per casa" e del "piazza per piazza" da lui stesso voluto, il segretario sta provando a fare quadrato. Forse anche facendo un favore non da poco al premier in difficoltà, il leader del Pd sceglie di sparare contro il governo in chiave fortemente antiberlusconiana. «Adesso no – ha detto alla festa del Pd a Pontelagoscuro, nel cuore della Romagna rossa – adesso basta. La mia è una proposta politica chiara, precisa. La sua e un’ammucchiata. E lui sta pretendendo di governare con una compagnia che si insulta tutti i giorni». Poi, nel caso in cui il concetto non fosse ancora risultato chiaro, ha insistito: «Si manganellano tutti i giorni. Questa è un’ammucchiata». E la Lega «è il puntello. Sta attaccata al vecchio zio per prendergli l’eredità: non gli da nemmeno la badante»Un attacco diretto a Berlusconi, senza possibilità alcuna di equivocare. Del resto, anche nel caso in cui si volesse sostenere che le parole di Berlusconi fossero rivolte più ai finiani che a Bersani, non sarebbe in alcun modo equivocabile la sortita di ieri mattina contro il segretario del Pd lanciata dal portavoce del Pdl Capezzone, a spiegazione delle parole di Berlusconi: «Bersani ripropone lo schema dell’ammucchiata in salsa antiberlusconiana». Una sequenza di causa ed effetto talmente efficace da far sorgere il dubbio che sia stata studiata a tavolino. Sullo sfondo si erge, comunque, il progetto in più mosse che Bersani vorrebbe mettere in campo per ridare vita all’opposizione partendo dal ruolo centrale del Pd, perché «questo è il momento, la fine del berlusconismo, che non è la fine di un governo ma di un periodo e può riservare un colpo di coda micidiale segando i pilastri del nostro sistema costituzionale».Un’idea che prevede la nascita di quella che lui definisce una "Alleanza democratica", aperta a tutte le forze che si definiscono antiberlusconiane. Aperta, quindi, all’Udc di Casini, a indipendenti come Luca di Montezemolo e a ex alleati di Berlusconi come Gianfranco Fini. Forze che insieme possono costituire «un patto elettorale», per sconfiggere il premier alle elezioni e dare vita a una legislatura costituente.Al contempo Bersani pensa a un "Nuovo Ulivo", come cosa diversa dall’"Alleanza democratica", nato «dall’impegno univoco di tutte le forze progressiste», in cui «i partiti di centrosinistra possano esprimere un progetto univoco di alternativa per l’Italia e per l’Europa e mettersi al servizio di un più vasto movimento di riscossa economica e civile del Paese». Una sequenza di eventi che, secondo Bersani, dovrebbe essere preparata da un governo di transizione o di obiettivo, che conduca il Paese al voto anticipato dopo aver cambiato la legge elettorale. Un passaggio, questo, che viene considerato auspicabile anche da Walter Veltroni e che forse risulta essere uno dei due elementi di incontro fra le proposte del vecchio e del nuovo leader. Il secondo è la necessità di fare in modo che eventuali elezioni anticipate siano da addebitare soltanto al fallimento di Berlusconi: «Non abbiamo paura del voto, ma se arriva deve avere un padre e una madre: Berlusconi e la sua crisi».