Attualità

Gli esuli del Pd. Bersani: coalizione ma senza Renzi. D'Alema resuscita il Nazareno

Cinzia Arena sabato 20 maggio 2017

Alleanza con il Pd, ma non con Renzi. Perché il patto del Nazareno, sotto-sotto, esiste ancora. É una contraddizione in termini quella lanciata oggi da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. Dialogare con gli ex compagni di partito, ma non con il segretario. Sono loro i protagonisti più attesi, e applauditi, della seconda giornata di "Fondamenta", la tre giorni di lavori dedicati alla discussione politica e programmatica promossa da Articolo 1-Mdp che si tiene nello spazio Megawatt, un ex capannone industriale. Sul palco, a discutere di Europa, Italia e globalizzazione ci sono anche Enrico Rossi ed Emma Bonino. Assente invece, Ferruccio De Bortoli che ha dato forfait per le polemiche seguite al nuovo caso Boschi-Banca Etruria scaturito dal suo libro.


Lavoro, scuola e immigrazione (con una pausa per partecipare in massa alla manifestazione contro i muri) sono i temi che scaldano la platea ma la risposta che il popolo della sinistra che non si riconosce nel Pd di Renzi si aspetta di sentire sul futuro del movimento e sulle possibili alleanze è ancora avvolta dalla nebbia. Bersani scandisce più volte che il suo obiettivo è essere «una sinistra di governo» e che pensa ad un «centro-sinistra largo e plurale». Ai giornalisti che lo incalzano spiega che farebbe una coalizione nel centrosinistra con un simbolo e primarie per il candidato premier con il Pd, non con Renzi. Molto più caustico D’Alema che accusa l’ex premier di tenere ancora in piedi l’asse con Berlusconi. «A me sembra che una certa intesa fra Renzi e Berlusconi ci sia sempre stata. E sostanzialmente questa intesa è ancora operativa, a volte in
modo sotterraneo a volte in modo aperto».

Prematuro quindi parlare di parlare di larghe intese anche perché prima bisognerà dipanare la matassa della legge elettorale. Il testo proposto dal Pd «permette il massimo dell’arbitrarietà e del trasformismo» attacca D’Alema ed è «una cosa molto diversa dal Mattarellum che portò alla nascita dell’Ulivo». Di "pasticcio" che apre la strada al trasformismo parla Bersani: «il problema non è il maggioritario o no, è che questo è un maggioritario a geometrie variabili. E alla fine non c’è una maggioranza, ma ci sono le geometrie variabili».

La strada del dialogo insomma è tutta in salita. «Serve una svolta, di continuità si muore» aveva detto Roberto Speranza aprendo venerdì sera i lavori della conferenza programmatica. Le stoccate all’operato del governo Renzi e a quello, considerato gemello di Gentiloni, non mancano. Dal caso Boschi, per la quale D’Alema invoca le dimissioni nel caso in cui venissero confermate le pressioni sul caso Unicredit-Banca d’Etruria, alle occasioni mancate in termini di crescita economica e di riforme. La sfida è quella di «crescere, dare lavoro, proteggere» dice Bersani sottolineando che l’Italia si trova ancora «in mezzo ai problemi». Domani la giornata conclusiva con gli interventi, tra gli altri di Susanna Camusso e dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia che dovrebbe sciogliere la riserva sulla sua partecipazione al movimento.