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POLITICA. Ricomincia il valzer Ma Monti non balla

Marco Iasevoli mercoledì 12 dicembre 2012
È difficile anche solo mettere ordine in quello che ha detto ieri sera Silvio Berlusconi. Nel giro di pochi minuti mette sul tavolo sei scenari del tutto inconciliabili. Nell’ordine, lo scenario numero uno: «Io sono candidato a Palazzo Chigi sebbene volessi un meritato riposo». Numero due: «Se c’è bisogno della mia presenza io sono disponibile, ma se Monti si candida, anche se credo che non gli convenga farlo, può essere lui il leader dei moderati e io farò il coordinatore della mia area politica. Gliel’ho anche chiesto di persona il 23 ottobre, ma allora mi disse di no...». Numero tre: «La Lega non mi ha chiesto di fare un passo indietro, ma mi ha chiesto di essere il capo della coalizione, che non vuol dire essere candidato-premier» (un’interpretazione "innovativa" del Porcellum, dato che sino alla scorsa legislatura il "capo della coalizione" corrispondeva al nome che sarebbe stato indicato al Colle per Palazzo Chigi). La numero quattro: nella coalizione che deve battere la sinistra e che Monti - di nuovo accusato di essersi fatto influenzare da Bersani e Cgil - sarebbe chiamato a guidare ci dovrebbe essere posto non solo per Pdl, Udc e Montezemolo, ma anche per il Carroccio, perché «io non darei per scontato che la Lega e il professore sono inconciliabili». Numero cinque: «Nello scenario tracciato da me e Maroni in pole per la premiership c’è Angelino Alfano». Infine l’opzione numero sei: «Se la Lega non fa l’accordo con noi per Lombardia e nazionali rischiano anche le giunte regionali di Piemonte e Veneto». Confusi e divertiti, i tre giornalisti che lo intervistano, Bruno Vespa, Massimo Franco e Marcello Sorgi, gli fanno notare che non tutto fila. Ma lui, impassibile: «Se la politica fosse facile la fareste anche voi...». Sarà, ma dopo pochi minuti arriva una doccia gelata da via Bellerio: «Ma chi è questo B? – scrive su facebook Bobo Maroni –. Le sue minacce sono una barzelletta, come il possibile sostegno della Lega a Monti».Insomma, se il Cavaliere vuole portare scompiglio in campagna elettorale ci sta riuscendo. Certamente dietro il suo intervento alla presentazione del libro di Vespa c’è un mix di strategia e confusione. Strategia, perché la candidatura di Monti appare sempre più vicina e dunque lui vuole scaricargli addosso sia la divisione del centrodestra sia l’eventuale vittoria della sinistra. Confusione, perché Alfano è di nuovo - sebbene smentisca - sul punto di rompere e andare verso Monti, perché i sondaggi non sono ancora esaltanti e il movimento in uscita dei moderati è sempre più forte: Frattini, Quagliariello, Sacconi, Formigoni, Augello, Alemanno e Alfredo Mantovano aspettano solo di vedere gli esiti della partecipazione dell’ex premier al vertice Ppe di oggi. D’altra parte ieri mattina il leader del Partito popolare europeo Martens ha quasi "supplicato" il Cavaliere di non andare. E la sua presenza - invece confermata - porterà automaticamente all’assenza di Angela Merkel.È un Berlusconi, dunque, che gioca su diversi tavoli e cancella ogni certezza, almeno apparentemente. Si dice «europeista», afferma di andare alla riunione Ppe perché la famiglia popolare è stata «influenzata negativamente da Mario Mauro», ovvero dall’eurodeputato azzurro che sta combattendo per non far scivolare il centrodestra nel populismo. Ma poi si scaglia contro la «Germania egemone» che ha girato a suo vantaggio «l’imbroglio dello spread». Dunque nessuna correzione di rotta sensibile rispetto alle ultime parole su Ue, moneta unica, Berlino. Poi seguono gli affondi storici contro pm di Milano, Quirinale («Troppe volte mi ha ostacolato...»), Corte costituzionale «di sinistra», sistema istituzionale e legislativo, scarsi poteri del premier.Ma il punto è che dietro i tatticismi resta in piedi il progetto della corsa solitaria. Con un Pdl non più spacchettato, anche se lui ammette la tentazione di tornare a Forza Italia e Ignazio La Russa vede più vicino il momento di fondare con altri ex An "Centrodestra italiano". «Eravamo al 41 per cento – dice Berlusconi –, nessuno di quelli che ha votato per noi dice di non essere pronto a ridarci la fiducia». Nel summit dell’altra notte con la Lega ha anche affermato di aver incassato la candidatura degli imprenditori Arpe e Marzotto, di avere pronte liste tutte under 50. «E in tv – ha detto – ci andrà solo chi dico io».