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Governo. Berlusconi strappa: con Salvini è guerra aperta

Marco Iasevoli sabato 19 maggio 2018

Silvio Berlusconi prova a mettere le ultime mine sull’intesa tra Lega e M5s. «In questo momento – dice il Cav. in missione ad Aosta per le elezioni regionali – c’è molta distanza tra me e Matteo Salvini. Lui non ha parlato a nome della coalizione, ma sempre a nome suo». Parole di pietra per provare a lanciare l’ultimo avvertimento all’alleato di centrodestra in procinto di governare con i pentastellati: «L’ultima volta che l’ho sentito gli ho detto di tornare a casa».

Anche a ridosso del voto in Molise e Friuli i rapporti tra i due si fecero tesi per caricare i rispettivi elettorati. Ma stavolta il governo Lega-M5s è molto più di un’ipotesi e Berlusconi spara le ultime cartucce per evitare che l’esecutivo nasca. «Sono assolutamente disponibile – è la provocazione che maggiormente irrita il Carroccio – a fare il premier per il centrodestra. Non c’è nessun personaggio con la mia competenza ed esperienza ».

Queste affermazioni fanno innervosire Salvini più dei giudizi del Cav sul contratto e sui 5s: con queste parole, fa sapere il Consiglio federale della Lega, Berlusconi «tradisce» la coalizione di centrodestra. Anche perché il candidato naturale alla premiership del centrodestra, oggi e domani, è il leader del partito con più consensi, ovvero Matteo Salvini. È chiaro che non c’è alcuna ipotesi di Berlusconi-premier in campo, per quanto il Cav ritenga che la riabilitazione ottenuta dai tribunali lo rimetta in pista anche per Palazzo Chigi.

Il punto è che il leader di Forza Italia vuole far capire a Salvini che la sua mossa rischia di allontanarlo dal bacino naturale che lo stesso Berlusconi vuole consegnargli, il mondo liberale e moderato di centrodestra. Per Salvini sono parole inaccettabili perché, dal suo punto di vista, il negoziato con M5s è partito dopo una sorta di «parere non contrario» degli alleati di centrodestra. Per il segretario del Carroccio, inoltre, il contratto stipulato con i pentastellati rispecchia molte delle garanzie care a Forza Italia e al suo leader. Così si spiega lo «sconcerto » del Consiglio federale di via Bellerio, con la consapevolezza - dal proprio punto di vista di essere sempre stati «leali» con Fi e FdI anche in questa fase di negoziato con M5s. Invece Berlusconi attacca, e attacca a testa bassa. Paventa il rischio-Imu, il giustizialismo, lo statalismo.

E mentre attribuisce tutti questi rischi a M5s, in realtà li attribuisce anche alla Lega. La tensione sale così in alto che filtra la voce di una telefonata infuocata tra Salvini e il Cav, però poi smentita. Sta di fatto però che nel pomeriggio i toni di Berlusconi ancora da Aosta sono molto più soft. E ricomincia ad attribuire alla Lega il ruolo di «freno, grande freno » alle ambizioni programmatiche e di leadership di M5s. Anche il ruolo di opposizione di Forza Italia, che nel mattino era classificata come «durissima», nel pomeriggio diventa «sensata» e comunque finalizzata a «condizionare » le scelte del governo. Evidentemente qualche contatto tra i due leader di centrodestra deve esserci stato. Le ultime esternazioni di Berlusconi sono in ogni caso una prova abbastanza forte circa il fatto che l’esecutivo stia per nascere. Il Cav lo dice apertamente. Non crede più in passi indietro di Salvini, sebbene li invochi. Però, appunto, adesso il gioco è quello di mettere sassi sulla strada. «Durerà poco, si tornerà presto al voto, non funzionerà ».

Qualche ombra Berlusconi la getta anche sulle scelte del Colle: «Dispiace che non abbia dato l’incarico al centrodestra, siamo arrivati ad un soffio dalla maggioranza». Si riferisce, il Cav, all’ipotesi di dare un mandato al centrodestra unito per cercare i voti direttamente in Aula, ipotesi che Mattarella non ha preso in considerazione restando saldo nella convinzione che il premier può giurare solo quando c’è la certezza che abbia i numeri in Parlamento. La giornata di tensione nel centrodestra lascia dubbi sull’atteggiamento che avranno in Aula Fi e FdI rispetto al governo 'giallo-verde'.

Se lo puntelleranno per garantirne la durata o se faranno opposizione durissima. In particolare, l’incognità è se Forza Italia garantirà uno sguardo «benevoto» all’esecutivo Di Maio-Salvini e cercherà un fronte comune «europeista» con il Pd, specie in caso di tempesta finanziaria e inasprimento dei rapporti con Bruxelles. Per il momento regge la regola del «valutiamo caso per caso, legge per legge», ma probabilmente un cambio di passo dell’'altro centrodestra' lo si registrerà solo quando sarà completamente chiusa la finestra del voto in autunno.