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POLEMICHE. Berlusconi: «Non mi dimetto» L'opposizione lo incalza

sabato 22 gennaio 2011
«È normale in una normale democrazia che il presidente del consiglio sia sottoposto a uno spionaggio del genere?». Lo ha detto Silvio Berlusconi in collegamento telefonico a un convegno del Pdl a Milano. Tornando a parlare delle intercettazioni, ha detto: «Non sono state fatte a seguito di una notizia di reato, ma per costruire una notizia di reato».«Siamo determinati a realizzare la riforma della giustizia che non siamo mai riusciti a fare non per mancanza di impegno, ma per l'opposizione prima di Casini e poi di Fini. Una riforma che è richiesta da ciò che sta avvenendo da anni in Italia», ha detto ancora il premier.Silvio Berlusconi ha tra l'altro aggiunto: dopo la sua discesa in campo, nel 1994, la giustizia «si è occupata in modo ossessivo di me». Berlusconi ha anche tracciato una sorta di contabilità della vicenda giudiziaria che gli è costata «oltre 300 milioni di euro per avvocati e consulenti», ma soprattutto «tanta sofferenza».Ha parlato di «disegno eversivo» e ha attaccato frontalmente Gianfranco Fini il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E ha detto che «dal 2008 al 2010 Fini, non a caso, ha bocciato tutte le possibili riforme della giustizia a partire dalla legge sulle intercettazioni. Poi, non a caso, è stata preparata, costruita e messa in atto la scissione di Futuro e Libertà». A suo dire, «il progetto era mettere in minoranza e mandare a casa, sommando i pochi voti a quelli della sinistra, il nostro governo eletto dagli italiani, ma il disegno eversivo è fallito». Ed è a questo punto che «è scattata l'operazione giudiziaria». «Non fuggo e non mi dimetto»: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato a ribadirlo nel suo collegamento telefonico, in cui ha definito la situazione attuale «insieme grave e paradossale». Berlusconi ha parlato del «ricorso all'arma impropria dell' uso politico della giustizia». «Ho reagito a un'autentica aggressione - ha aggiunto - e non fuggo e non mi dimetto. Per l'Udc e Fli ora sarei io che aggredisco perché reagisco a un autentico tentativo eversivo».FINI: «CHI HA VINTO ELEZIONI NON È AL DI SOPRA LEGGE»«Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge»: lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a un'iniziativa di Fli, aggiungendo: «Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa con la presunzione di impunità». Di seguito i passaggi più significativi del suo intervento in cui risponde alle accuse del premier. «Non voglio infierire, ma il buon nome dell'Italia da qualche tempo a questa parte viene sottoposto a dure critiche per comportamenti di chi l'Italia la rappresenta».«Ho il dovere di ricordare al presidente del Consiglio che Fli è nata per l'impossibilità nel Pdl di affrontare certe questioni, di dire scomode verità e soprattutto perché abbiamo pensato fosse un dovere morale dimostrare che a certi principi noi crediamo davvero. Perché in certi momenti tacere diventa essere corresponsabile». Così Fini replica alle accuse rivoltegli da Silvio Berlusconi. «In tanti - spiega - hanno capito perché nasce: perché non ce la sentivamo di non dire, di tacere. Perché quando si arriva a dire che Vittorio Mangano è un eroe, o si ribadisce che non è vero oppure si diventa complici».«Quando si è oggetto di indagini complesse, che gettano una luce particolarmente negativa, dire "non mi muovo" o "non considero possibile essere sottoposto ai magistrati" è una richiesta evidente di impunità». «L'idea di centrodestra mia e dei nostri padri - conclude - è profondamente diversa dalla caricatura di centrodestra di chi oggi è impegnato solo a far si che gli italiani sappiano e che ci sia chiarezza».VELTRONI E BERSANI CHIEDONO LE DIMISSIONI DEL PREMIERAprendo la manifestazione di Modem (la minoranza del Pd) al Lingotto di Torino, Veltroni si appella al premier: «Berlusconi per una volta pensi al Paese ferito, ai cittadini, faccia un passo indietro e si dimetta nell'interesse dell'Italia». Veltroni parla davanti a Pier Luigi Bersani seduto in prima fila. E sarà proprio il segretario, più tardi, ad apprezzare le parole di Veltroni e a rincarare la dose: «Tutto è meglio di questo, anche le elezioni. Noi siamo pronti e le vinciamo: la situazione è drammatica. Berlusconi lasci, si dimetta. Solo noi siamo costretti a subire la violenza di un potere immorale che è riuscito a trasformare la leaderhsip in una satrapia e a fare del consenso il grimaldello per la rottura di ogni regola scritta e non scritta». Per il dopo Berlusconi Bersani chiede «una fase ricostruttiva, con nuove  regole del gioco e un nuovo patto sociale».