Attualità

I NODI POLITICI. Berlusconi incandidabile? Scontro Pd-Pdl

Angelo Picariello martedì 13 agosto 2013
L'agibilità politica di Silvio Berlusconi, alla luce della decadenza e ineleggibilità per via della sentenza sui diritti Mediaset, agita la vita della maggioranza, non meno che il tema Imu. La tassa contesa che potrebbe diventare la pietra d’inciampo da utilizzare per chi, sui due fronti, non credendo più nella spinta propulsiva di questa maggioranza, volesse far precipitare lo scontro, con la prospettiva del voto in autunno.Ma, anche in tal caso, avverte il presidente della Giunta per le elezioni del Senato Dario Stefàno, di Sel, «l’aula voterà sulla decadenza di Berlusconi entro ottobre, ce la faremo», assicura.  Sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare si deciderà entro ottobre. Ma se il governo cadesse prima del voto del Senato, Berlusconi potrebbe candidarsi alle prossime elezioni? «Assolutamente no - taglia corto Stefàno - la Giunta decide sulla decadenza dall’attuale mandato. In ogni caso la legge Severino introduce un argomento che sarà ineludibile e a me sembra impossibile che gli organi preposti alla validazione del risultato elettorale, in primis la Corte di Appello, possa validare l’elezione di uno che incorre nelle prescrizioni della legge Severino». E in effetti anche quelli che, fuori dal Pdl, si danno da fare per individuare una via d’uscita giuridico/giudiziaria al caso Berlusconi non ne individuano una che consenta la sua spendibilità politica diretta. Persino la strada della grazia - ritenuta impraticabile dal Quirinale per mille motivi, a partire dalla mancata accettazione della sentenza, che è una delle precondizioni necessarie - non sembra risolutiva perché non porrebbe riparo agli effetti della legge Severino. Perché se sulla decadenza questa norma affida alle Camere ogni decisione, una scelta favorevole che pur sembra lontanissima non porrebbe riparo alla sanzione dell’incandidabilità successiva, per la cui decisione la legge rimanda alla magistratura e segnatamente agli uffici elettorali. Per cui la trattativa, che pure c’è, sotto traccia, fra Pd e Pdl, si ferma su questi nodi che non si riesce a superare. Si arriva al massimo a ragionare su regimi detentivi non penalizzanti, o sull’accettabilità - politica - di subentri da parte di persone direttamente a lui collegate (come la figlia Marina ), ma non oltre. «La Legge Severino - ribatte Roberto Calderoli - e tutte quelle del governo Monti, sono solo leggi manifesto incomplete. Nel vuoto legislativo vale solo l’articolo 66 della Costituzione, che attribuisce a ciascuna Camera il giudizio sui titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e incompatibilità», sostiene il vicepresidente leghista del Senato. «Ma - si dice convinto Calderoli - se dovessimo tornare al voto prima del pronunciamento del Senato, Berlusconi potrebbe candidarsi sia alla Camera che al Senato».Nodi irrisolti che pesano sulla tenuta del governo. Enrico Letta, che si tiene fuori dalla trattativa su Berlusconi e chiede solo di assecondare l’invito pressante del Quirinale a non esasperare i toni, sa che la mina dell’Imu va disinnescata. Si troverà «una soluzione» entro il 31 agosto. Ma il presidente del consiglio avverte: «Se cade il governo, la tassa sulla casa si pagherà», Letta avverte il Pdl. Il partito di Berlusconi pretende però al più presto con Renato Brunetta una «cabina di regia» e indica i 6 miliardi di maggiori entrate fiscali, evidenziati dal report di Bankitalia, come il "tesoretto" cui attingere i 4 miliardi per abolire l’Imu. Il timore del Pdl, con Maurizio Gasparri, è che si arrivi ad una rimodulazione che «nasconde imbrogli o trucchi» che il partito di Berlusconi non potrà mai accettare. In vista del consiglio dei ministri che approverà la riforma il 23 dovrebbe esserci un esame preliminare per arrivare al via libera nel consiglio dei ministri di fine mese. Ma ecco l’altolà del ministro renziano Graziano Delrio, il quale ricorda che Letta non ha mai parlato di «abolizione», ma solo di «revisione». E la strada di un ’intesa resta stretta, strettissima.