Attualità

IL PALAZZO E IL PAESE. Berlusconi avvisa Fini: «Non tollero correnti»

Giovanni Grasso mercoledì 7 luglio 2010
Mentre il capo dello Stato, dalla presidenza del Csm, lancia un altro appello per riforme condivise sulla giustizia, nel Pdl va in scena un gioco delle parti quasi surreale. I finiani, facendo finta di ignorare che i coinquilini del Pdl stanno facendo di tutto per sfrattarli, lavorano di buona lena agli emendamenti sul ddl intercettazioni: Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, ha fatto sapere che saranno pronti lunedì prossimo. Mentre a poche centinaia di metri, a Palazzo Grazioli, va in scena tutt’altro film. Con il vertice dei "lealisti", riuniti con il premier Berlusconi e il ministro della Giustizia Alfano, che studia mosse e contromosse, in vista della resa dei conti interna. «Il Pdl – ha tuonato il Cavaliere in quella sede –  è nato per sconfiggere la vecchia partitocrazia e la vecchia logica delle correnti da qualunque parte provengano». Una riunione definita informale, anche perché mancavano gli ex An Gasparri e La Russa. Invitati, hanno preferito tirarsi fuori. E anche questo è un segnale importante.Ma anche il presidente della Camera, ieri, ha dato segnali di scontro sul ddl intercettazioni abbastanza inequivocabili: «Un grande Paese democratico ha bisogno, a mio avviso, di un’informazione forte, libera ed autorevole e in un grande Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente», ha detto ieri mattina Gianfranco Fini. E subito ha fatto saltare la mosca al naso a Fabrizio Cicchitto, capo dei deputati del Pdl e fedelissimo di Berlusconi, che ha replicato immediatamente: «Fini ha affermato di essere ispirato dal principio della legalità. Voglio ricordare che il Pdl è il partito garantista per eccellenza e chi non conosce questa opzione, non conosce la natura stessa del Pdl». E ha aggiunto, esplicitamente: «Chi non condivide questo non capisco su che basi abbia aderito al Pdl». E, dunque, sì dal Pdl a modificazioni della legge per venire incontro alle perplessità del capo dello Stato – come ha dichiarato ieri anche il ministro La Russa, ma porta sbarrata ai finiani. «Non è più una questione tecnica – spiegano al Pdl – ma una questione politica». E il sottosegretario-portavoce del presidente del Consiglio Paolo Bonaiuti prova a risolvere la questione così: «La stampa esagera lo scontro. Occorre ristabilire la realtà dei termini tra una enorme maggioranza e una piccola minoranza». È in questo clima teso, cade l’appello di Napolitano. Che si raccomanda ancora: «La puntualità degli adempimenti istituzionali e l’auspicabile verificarsi di deliberazioni largamente condivise in Parlamento possono costituire un passo importante per l’allentamento delle ricorrenti tensioni tra istituzioni e tra forze politiche e culturali sui temi della giustizia, così che possa aprirsi una nuova pagina, una nuova stagione, nelle travagliate vicende dello Stato di diritto nel nostro Paese». Staremo a vedere.