Attualità

Passa la fiducia. Berlusconi: «Volevano elezioni sovietiche»

Giovanni Grasso. giovedì 11 marzo 2010
Se non è un complotto, poco ci manca. Nella conferenza stampa convocata ieri mattina della sede nazionale del Pdl, Silvio Berlusconi non ha smentito i pronostici bellicosi della vigilia. Ed è partito a testa bassa, sulla vicenda delle liste, contro magistrati ordinari e giudici amministrativi, avversari politici, burocrati e giornalisti, rei – a suo parere – di aver tentato di truccare le carte. L’esordio è tutto un programma: «Ci è stato impedito di presentare le liste, con atti e comportamenti ben precisi», ha detto il presidente del Consiglio, assolvendo completamente i presunti autori del "pasticcio": «Non vi è stata nessuna responsabilità riconducibile a nostri dirigenti». E ha replicato, leggendo un mini-dossier di 9 pagine, alla «assoluta disinformazione» che, a suo parere, è stata fatta sulla vicenda che invece ha dei colpevoli con nomi e cognomi: i magistrati e i cancellieri che a Roma «incredibilmente»non avrebbero fatto entrare i presentatori della lista – per di più ostacolati fisicamente dai radicali – negli uffici, nonostante fossero arrivati in tempo. Ce n’è per il Tar, che ha respinto il ricorso con motivazioni «prive di fondamento» e che ha mosso «rilievi privi di pregio» sull’interpretazione del decreto approvato dal Consiglio dei ministri, ma anche per i giudici milanesi che hanno avuto «un atteggiamento fiscale verso di noi, mentre verso errori della sinistra si è chiuso un occhio». E, in definitiva, per le opposizioni: «Il comportamento della sinistra è stato ed è antidemocratico e meschino, avrebbero preferito correre da soli, come si usava nell’Unione Sovietica: noi ci saremmo comportati nel modo opposto. Ma daremo una lezione alla sinistra, vinceremo lo stesso». E ancora: «Il Pd è come una squadra di calcio che vuole scendere in campo senza avversari, con l’arbitro amico che ha chiuso la squadra avversaria negli spogliatoi». Poi ha galvanizzato i suoi: «Lasciamo ai legali i ricorsi, noi presentiamo i nostri programmi con i nostri candidati».La replica del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, è arrivata a stretto giro di posta: «Berlusconi? Ancora una volta si è presentato più come un agitatore politico, un capolista, più che come un capo di governo di tutti gli italiani, di tutto il Paese, offrendo una ricostruzione dei fatti che è francamente fantasiosa». E ha ricordato tutta una serie di commenti negativi fatti da esponenti della maggioranza sull’operato dei presentatori delle liste del centrodestra a Roma: da Bossi a Rotondi, da Cota a Fini, da Maroni a Valducci. E, dunque, invece di accusare di complotti l’opposizione, gli esponenti del Pdl «avrebbero dovuto riconoscere l’errore, esercitare tutti gradi di giurisdizione e semmai poi rivolgersi all’opposizione per un discorso». Ma, oltre la critica c’è anche una proposta,  subito respinta dal centrodestra: «Il Pdl rinunci ai ricorsi a Roma, noi lo faremo in Lombardia, cercando di determinare un clima nel quale finalmente sia possibile parlare di cose che interessano ai cittadini italiani, a partire dal lavoro».Durissimo con la ricostruzione dei fatti di Berlusconi Antonio Di Pietro: «È un falsario, un baro che cambia le carte in tavola. Ci sono delle sentenze dei tribunali che hanno dimostrato che all’ora designata, i rappresentanti del Pdl non hanno consegnato le firme, che le firme non erano sufficienti e che le regole non erano state rispettate. Preso con le mani del sacco, Berlusconi cosa fa? Se la prende con il sacco».