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Governo. Berlusconi chiude all'asse Di Maio-Salvini, ma la Lega non esclude nulla

Luca Liverani lunedì 26 marzo 2018
Dopo l'elezione dei presidenti di Camera e Senato - Montecitorio al pentastellato Roberto Fico e Palazzo Madama alla forzista Elisabetta Alberti Casellati - per i partiti si preannuncia una fase tattica, in attesa delle consultazioni che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha annunciato per dopo Pasqua. Berlusconi ribadisce che Palazzo Chigi spetta a Salvini, come promesso in campagna elettorale, cioè a chi sarebbe stato il primo partito del centrodestra. Ma ribadisce il suo no ad un ipotetico asse Lega-M5s. Come fa anche Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia. E mentre Forza Italia si agita tra favorevoli e contrari alla nascita di un partito unico del centrodestra, il leader leghista non esclude nulla: chiunque sostenga il nostro programma - dice Salvini - va bene. Perfino al Pd, dice, come ultimissima ipotesi. Come a intendere che ci sono forze politiche con cui esistono molte più possibilità di intesa. Dal Campidoglio arriva un segnale: la sindaca stellata Virginia Raggi plaude a Salvini, anche se specificamente alla sua richiesta di più poteri a Roma Capitale. il dem Orfini comunque chiarisce che sostenere un governo grillino porterebbe il Pd all'estinzione.

Intervistato dal Corriere della Sera, Silvio Berlusconi ribadisce: «Io rimango fedele ai patti: ho detto in campagna elettorale che la forza politica del centrodestra che avrebbe ottenuto più voti avrebbe avuto il diritto di indicare il premier. Salvini ha il diritto e il dovere di provare a formare un governo. I cittadini attendono risposte». E avverte: «Se la coalizione si rompesse, oltre a essere tradito il mandato degli elettori, nessuno di noi avrebbe più titolo per rivendicare la guida del governo». I Cinque Stelle? «Hanno ottenuto un buon risultato, ma sono arrivati secondi". E Salvini e Di Maio al governo assieme, da soli? «Sarebbe un ircocervo, l'animale mitologico spesso citato dai filosofi antichi come esempio di assurdità, perché in esso convivono caratteri opposti e inconciliabili. E poi perché Salvini dovrebbe fare il socio di minoranza di un governo Cinque Stelle?».

Lui però, il leader leghista, vuole avere le mani libere: «Il problema non è la persona. Il problema - dice Matteo Salvini ai microfoni di Rai Radio1 - è il programma. E chiunque ci sostenga e ci aiuti a realizzarlo farà parte della maggioranza. Io sono pronto, non escludo nulla, neanche in caso di altre eventualità. Non abbiamo mai parlato di Governo con i Cinque stelle. Il che non esclude - precisa - che un domani, se si facesse un accordo, si possa lavorare insieme, però in caso sarà su un programma di centrodestra. Lo offriremo ai 5 stelle e a tutti gli altri e perché no, anche al PD, anche se penso sia difficile» Nelle stesse ore dal Colle capitolino la sindaca pentastellata manda al leader leghista un plauso: «Sono condivisibili le dichiarazioni di Salvini sull'attribuzione, finalmente, di più poteri a Roma Capitale».

In Forza Italia intanto è scontro tra chi - come il governatore ligure Toti - vorrebbe sciogliere i partiti del centrodestra in un unico soggetto e chi invece - come Carfagna e Brunetta - chiedono a Salvini di rispettare Berlusconi e Forza Italia. Se fosse per Giovanni Toti, presidente forzista della Regione Liguria, andrebbe «avviato presto il percorso verso la federazione del centrodetra. Il partito unico lo auspico, non lo vedo come un rischio». E bacchetta il suo partito: «Forza Italia deve ritrovare una sua identità, una forza nel messaggio che si è scolorita». Berlusconi «ha cattivi suggeritori». Ma da Forza Italia si levano gli altolà: «In troppi si stanno prodigando nell'abusato esercizio di celebrare i funerali di Forza Italia senza che ci sia una salma. È una logica - avverte Mara Carfagna - a cui siamo purtroppo abituati da anni, ma il nostro partito è vivo, vegeto e forte». In un'intervista a Il Mattino dichiara di non credere «che la Lega abbia voglia di imporsi procedendo per strappi, né mi sembra stia cercando di farlo. Credo che Fi non solo non debba fondersi, ma debba recuperare e rendere più chiare le sue proposte rilanciando la propria identità di partito a vocazione nazionale». Più esplicito Renato Brunetta: «La leadership di una coalizione si conquista negli anni, con la storia, con la condivisione, con il rispetto. E con i voti, tanti voti. Come ha fatto Silvio Berlusconi dal 1994. Ecco, noi vorremmo lo stesso rispetto che il nostro presidente ha avuto nei confronti della storia della Lega e dei suoi leader».

Da sinistra il Pd chiarisce di voler restare fuori dai giochi: « Dopo una sconfitta come quella subita, il posto del Pd è all'opposizione - conferma il presidente del Pd Matteo Orfini intervistato da La Stampa - e quanto avvenuto sulle Presidenze è un fatto politico, che prefigura la nascita di un nuovo Pentapartito con le quattro sigle di centrodestra e i Cinque Stelle». E ribadisce: «Questa idea che il M5S sia una costola della sinistra è sbagliata. È evidente che i loro argomenti non avrebbero potuto che sfociare a destra e così è accaduto. Il tema - aggiunge - è capire che posizionamento dobbiamo avere noi per tornare a vincere", ma "portare il Pd con M5S significa liquidare il Pd. E chi viene dalla mia esperienza, non accetterà mai di estinguere la storia della sinistra italiana portandola ad essere l'ancella della Casaleggio e associati».