Attualità

Il museo. Bergamo "capitale della cultura" riapre l'Accademia Carrara (con il giardino)

Andrea D’Agostino, inviato a Bergamo venerdì 27 gennaio 2023

Le nuove sale riallestite dell’Accademia Carrara appena riaperta per l'anno di Bergamo "capitale della cultura" insieme a Brescia

L’Accademia Carrara di Bergamo volta di nuovo pagina nella sua storia ultracentenaria. Da domani si presenta interamente riallestita dopo essere stata chiusa negli ultimi quattro mesi, con un percorso rinnovato.

Bergamo apre così il suo 2023 da Capitale italiana della Cultura (insieme a Brescia) puntando sul suo storico museo che negli ultimi 15 anni ha avuto non poche tribolazioni: chiuso nel 2008 per lavori di ristrutturazione, ha riaperto sette anni dopo, nel 2015, con la costituzione della nuova Fondazione Accademia Carrara. Negli anni seguenti ha ospitato diverse mostre di grandi nomi i cui capolavori sono già presenti nella raccolta: Giovan Battista Moroni, Lorenzo Lotto, Raffaello, Sandro Botticelli, fino a Simone Peterzano, il maestro di Caravaggio, con una mostra impegnativa inaugurata a febbraio 2020 ma funestata dalla pandemia e chiusa dopo poche settimane.

Nel 2021 è stato deliberato il nuovo progetto di ristrutturazione: con un investimento di 8 milioni di euro, e con il contributo di una commissione scientifica internazionale, è stata ripensata la ridistribuzione degli spazi interni che sarà ultimata in estate, quando aprirà per la prima volta al pubblico il giardino interno (vedi box sotto).

La collezione permanente è ora visibile nelle 16 sale al secondo piano: si è scelto di presentare meno opere rispetto a prima - 300 quelle visibili ora - divise in due grandi ali riprogettate dall’architetto Antonio Ravalli. La prima, contraddistinta dal colore rosso chiaro alle pareti, presenta i principali capolavori dal Gotico al Rinascimento nel Nord e Centro Italia (Botticelli, Mantegna, Bellini, Raffaello) con la novità dell’inserimento di medaglie e placche dalla raccolta di Mario Scaglia donata al museo; particolarmente efficace la prima sala, dove il Ritratto di Lionello d’Este di Pisanello dialoga con i ritratti su medaglia esposti accanto.

L’altra ala, dalle pareti azzurre, è dedicata ai maestri della pittura lombarda (Foppa, Lotto, Moroni), e arriva alle vedute veneziane del ‘700 messe a confronto con alcune delle sculture barocche donate da Federico Zeri, e che ora non sono più esposte separatamente.

Tra le novità, il Ragazzo con canestra di pane e dolci di Evaristo Baschenis donato da Scaglia e il Ritratto di gentiluomo di Fra Galgario acquistato recentemente dallo Stato e destinato proprio alla Carrara. Il piano terra è destinato invece ai servizi di accoglienza, alla libreria e ai servizi, con un focus sugli oltre 260 donatori a partire dal fondatore, il conte Giacomo Carrara. Il primo piano sarà dedicato invece alle mostre temporanee ma anche all’esposizione, a rotazione, delle opere attualmente in deposito.

Domani, sabato 28 gennaio, apre la prima mostra del 2023: Cecco del Caravaggio. L’allievo modello, a cura di Maria Cristina Rodeschini e Gianni Papi (aperta fino al 4 giugno). Una proposta coraggiosa, quella di proporre un artista poco noto al grande pubblico ma con il richiamo del suo più celebre maestro.

Di lui non si conoscono le il luogo, né le date di nascita e morte: il suo vero nome, scoperto da Papi dopo lunghe ricerche documentarie, era Francesco Boneri, nato intorno al 1586 nel territorio bergamasco. Da qui la scelta di allestire la rassegna proprio all’Accademia Carrara, dove sono giunti numerosi prestiti importanti, compresa una staffetta di due capolavori del Caravaggio da Roma, il San Giovannino dalla Pinacoteca Capitolina, che rimarrà esposto fino al 27 marzo e che poi sarà sostituito dal David con la testa di Golia dalla Galleria Borghese; in entrambi, lo stesso Cecco avrebbe fatto da modello.

Il percorso comprende 19 opere di questo pittore (non pochi, su un catalogo che ne conta 25) fedelemente caravaggesco nei soggetti: santi, musicisti, sibille, dipinti con uno stile estremamente realista ma anche molto personale. Non mancano opere di altri pittori: sia predecessori come Giovanni Gerolamo Savoldo, sia coevi come Bartolomeo Manfredi. Si chiude con gli Strumenti musicali di un altro grande bergamasco, Evaristo Baschenis, con il particolare del cassetto aperto che potrebbe essere un omaggio ai dipinti del misterioso Cecco.