Attualità

IL DOLORE DEI PARENTI. Trentacinque bare nel silenzio

Marco Iasevoli lunedì 29 luglio 2013
Trentacinque bare in sette file da cinque. La piccola palestra della scuola Aurigemma trasformata in obitorio. Dentro il silenzio assoluto, accompagnato dal meccanico soffio dei condizionatori portabili ritrovati qua e la dal comune di Monteforte.Fuori una ressa senza pretese. Figli, fratelli e nipoti che supplicano gli agenti per un altro minuto di intimità con le mamme e i papà annientati da un volo di trenta metri. Ma non hanno la forza di chiedere due volte. Di fronte al rifiuto, gentile e necessario, tornano a testa bassa nei pochi angoli di ombra disponibili. Meglio tenerla bassa, la testa, perché anche dalla scuola si vede a occhio nudo l'altissimo viadotto della Bari-Napoli.Intorno, un'intera cittá, una comunitá semplice dell'Irpinia, che gli fa da scudo contro l'idiozia delle telecamere a caccia di lacrime. Da Monteforte e dai paesi limitrofi arrivano volontari, psicologi, cuochi. Il direttore della scuola richiama l'intero personale in servizio. Solo con loro parlano i familiari delle vittime, solo da loro si lasciano consolare. E dal vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascariello, che li saluta uno ad uno. É stato lui, insieme al vescovo di Avellino e a quello di Nola, a benedire le salme per l'ultimo saluto. Una scena raggelante e simbolica. Tre uomini con la croce, silenziosi e stanchi per una notte insonne, davanti a trentacinque bare di cui si sente, come una voce nella coscienza, l'ultimo grido prima dello schianto.