Attualità

Il profilo. Lorenzin, la Salute tra Stamina e le Regioni

venerdì 21 febbraio 2014
È la sesta volta donna che una donna guida il ministero della Salute, con la conferma di Beatrice Lorenzin a capo del dicastero. Precedentemente la poltrona era andata a Tina Anselmi, Maria Pia Garavaglia, Rosy Bindi e Livia Turco e appunto a Lorenzin con il governo Letta.  Al ministro della Salute c'è già pronta per la prossime settimane un'agenda fittissima per chiudere il Patto per la Salute con le Regioni, l'accordo per il futuro del servizio sanitario nazionale che le ha permesso di evitare nella scorsa finanziaria, per la prima volta dopo 10 anni, pesanti tagli al settore. Il ministro dovrà anche chiudere il cerchio della vicenda Stamina: a lei spetta nominare il nuovo comitato tecnico scientifico che dovrà esaminare il metodo di Davide Vannoni.  Eletta con Forza Italia e passata con Alfano in Ncd, 42esse (è nata a Roma il 14 ottobre 1971), ha il diploma di liceo classico e prima di entrare al Parlamento nella compagine Pdl, era libera professionista. Già deputato nella precedente legislatura, è stata eletta nella circoscrizione XV (LAZIO 1). Co-firmataria di una proposta di legge per l'equilibrio della rappresentanza dei sessi nell'elezione dei membri del Parlamento europeo. Sulla fecondazione eterologa sì è espressa più volte per "non cambiare la legge 40". La sua carriera politica ha preso il via a Roma, dove è entrata nel movimento giovanile di Forza Italia nel 1996 per diventare l'anno successivo consigliere del XIII Municipio. Ha scalato rapidamente gli incarichi nel partito: nel 1999 è coordinatore regionale del movimento giovanile, nel 2001 è l'unica donna eletta nelle fila di Forza Italia al consiglio comunale di Roma e nel 2004 è a capo della segreteria di Paolo Bonaiuti, portavoce della Presidenza del Consiglio. In rete la si trova anche soprannominata la 'Meg Ryan' di Roma.