Attualità

Il caso. «Basta campioni testimonial dell'azzardo»

MASSIMILIANO CASTELLANI mercoledì 19 ottobre 2016

«Parafrasando Adriano Celentano, mi verrebbe da chiedere: allora Giancarlo Abete è lento e Carlo Tavecchio è rock?». È la domanda provocatoria che pone Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy.it e responsabile per lo sport di Scelta Civica-Ala.

Insomma Vulpis, tra Abete che disse «no alla Sisal come sponsor della Nazionale» e Tavecchio che firma per la Figc l’accordo con Intralot lei con chi sta? Sono due scelte che vanno rispettate, ma anche il frutto di due personalità e due sensibilità molto diverse. La matrice cattolica di Abete che è anche presidente dell’Ucid (Unione degli imprenditori cattolici) gli ha fatto prendere una decisione puramente valoriale che io condivido a pieno, però non mi sento neppure di condannare tout court quella pragmatica e manageriale presa da Tavecchio.

Ma qui però si parla di scommesse e di un marchio che si è legato alla Nazionale di calcio... Che la Nazionale abbia il dovere di scegliersi degli sponsor eticamente più validi siamo d’accordo, però allora non dovremmo accettare il fatto che tutte le società di calcio italiane (come quelle europee) abbiano gli stadi e gli spogliatoi addobbati con i cartelloni pubblicitari che rimandano a Intralot e le sue sorelle. Ci sono club che addirittura hanno separato per tipologie di sponsor: così lo slot on line lo faccio con “X”, il casinò con “ Y”, i games e il betting con “Z”, e così via. Le società di calcio inglesi da tempo incentivano la formazione di community di scommettitori fornendo ai concessionari del betting il database dei loro tifosi, regalandogli in pratica dei potenziali clienti.

Questo delle community è un fenomeno solo inglese o si rintraccia anche nelle nostre società calcistiche? Da noi non ci sono arrivati solo per via di un’organizzazione ancora carente da parte dei club di Serie A. Esiste, però una community di scommettitori, vedi “Gazzabet”, promossa dalla 'Gazzetta dello Sport'. È singolare che questo nuovo operatore di scommesse nasca da una casa editrice (Rcs), simbolo per eccellenza della cultura sportiva in Italia. Ma ci sono altre storture nella nostra società e nello sport in generale che andrebbero denunciate.

Si riferisce agli scandali seriali del pallone italico?  No, mi riferisco al fatto che in passato sia sceso il silenzio quando il portiere della Nazionale Gigi Buffon era il testimonial del gioco del poker o che, da tesserato professionista avesse la possibilità di scommettere su eventi sportivi tipo il basket.

Ma la norma federale recita che un calciatore professionista non può scommettere solo su partite di calcio. Finché sono in carriera i calciatori professionisti non dovrebbero proprio scommettere su nessun tipo di evento sportivo. Così come mi piacerebbe che la stessa indignazione che c’è stata da più parti, specie quelle politiche, ci fosse nei confronti di un’icona del calcio, e quindi di facile emulazione popolare, come Francesco Totti che addirittura mi “dà i numeri” del Lotto.

Insomma, siamo diventati un popolo con pochi santi, meno poeti ma pieno zeppo di giocatori incalliti. Come se ne esce da questo “tunnel ludopatico”? Gestendo al meglio il progresso, e questo è compito della politica, senza farlo subire ai cittadini. Le agenzie di scommesse esistono e non si possono ignorare. Ciò che va chiesto a questi concessionari è di riportare il gioco al divertimento, quindi di accettare la puntata da 10 euro all’anno del signor Rossi, ma di bloccare sul nascere l’eventuale compulsività dello stesso signor Rossi qualora passa a scommettere 100 euro al giorno che porteranno alla rovina sicura lui e la sua sua famiglia.

Ma tornare alla schedina ed evitare questo business in espansione delle agenzie è proprio impossibile? Il Totocalcio rimane un mito e non mi risulta che ci sia gente che si sia rovinata giocando le due o le quattro colonne settimanali. L’evoluzione di quel gioco come mero divertimento è stato il Fantacalcio. A mio avviso la chiusura delle agenzie di scommesse legalizzate avrebbe come effetto collaterale l’aumento delle attività da parte della criminalità organizzata che non aspetta altro di impossessarsi della vita e degli averi dei ludopatici.