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Audizioni. Bankitalia: flat-tax non realistica. E sull'Adi allarme delle associazioni

Nicola Pini venerdì 19 maggio 2023

Alla riforma fiscale disegnata dal governo mancano le coperture, la flat tax è potenzialmente iniqua e «poco realistica», perché mette a rischio il finanziamento del welfare. Da Bankitalia arriva un giudizio severo sulla delega fiscale e in particolare sul provvedimento bandiera del centrodestra, l’aliquota unica sui redditi, posta come obiettivo di legislatura. In audizione alla Camera, il dirigente di Via Nazionale Giacomo Ricotti ha ricordato tra l’altro che la tassa piatta non è in vigore in nessuno dei Paesi più avanzati e che il numero di Stati che nel mondo la adotta, 23 su 225, è diminuito negli ultimi anni. Un monito per il governo che sempre ieri ha ricevuto, su un altro delicato dossier ad alto impatto economico-sociale, l’Assegno di inclusione, le bocciature dell’Alleanza contro le povertà e del presidente uscente dell’Inps Pasquale Tridico.

Bankitalia passa in rassegna le diverse proposte contenute della riforma fiscale e osserva che «molti degli interventi prefigurati comporteranno perdite di gettito» e per questo «richiama la necessità che la delega trovi le opportune coperture». L’ipotesi di un taglio delle tax expenditures non basta perché «non è chiaro quali incentivi fiscali saranno oggetto della razionalizzazione né l’entità delle risorse che potranno essere recuperate». Nell’audizione Ricotti ha concordato sul fatto che il Paese abbia bisogno di una ampia riforma organica ma per spingere la crescita economica «l’onere tributario andrebbe spostato dai fattori produttivi alle rendite e ai consumi». Mentre «il sistema ad aliquota unica insieme a una riduzione del carico fiscale potrebbe risultare poco realistico per un Paese con un ampio sistema di welfare, soprattutto alla luce dei vincoli di finanza pubblica» e ne «andranno attentamente valutati gli effetti redistributivi».

Intanto arrivano critiche anche alle misure contenute nel decreto Lavoro che mandano in soffitta il Reddito di cittadinanza. In un documento inviato al Senato, l’Alleanza contro la povertà afferma che la sostituzione del Rdc con l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la formazione «costituisce una profonda e preoccupante novità rispetto al criterio di universalità selettiva che aveva caratterizzato le precedenti misure. Viene infatti abbandonato il principio del reddito minimo (oggi vigente nella maggior parte dei Paesi europei), il quale prevede che qualsiasi nucleo familiare che si trovi in condizione di povertà debba ricevere un sostegno minimo al reddito. La conseguente riduzione della platea degli aventi diritto - si osserva - potrebbe determinare addirittura un sostanziale dimezzamento degli aventi diritto». C’è quindi il «concreto rischio che restino senza supporto diverse fragilità sociali cui deve essere data risposta con un’adeguata presa in carico. La nuova misura «è rigida», aggiunge in audizione Tridico, in uscita dall’Inps commissariato dal governo: «Se arrivasse una crisi, una pandemia, il numero di beneficiari sarebbe sempre uguale perché legato sostanzialmente all'età e alla disabilità. Non si può configurare come un reddito minimo».