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SALUTE. Parti cesarei«ingiustificati», il ministero corre ai ripari

venerdì 18 gennaio 2013
«I risultati dell'indagine sui parti cesarei sono molto preoccupanti. Rappresentano un campanello d'allarme, ma anche una conferma positiva che il Servizio sanitario nazionale ha gli strumenti per conoscere e intervenire». È il ministro della Salute, Renato Balduzzi, a commentare così lo studio sull'appropriatezza dei parti cesarei in Italia, presentato oggi a Roma.Dall'indagine è emerso che il 43% dei parti cesarei esaminati è «ingiustificato». Nelle cartelle cliniche esaminate è stata rilevata una non corrispondenza con le informazioni riportate nelle schede di dimissione ospedaliera.Secondo il ministro, per arginare il fenomeno dell'eccessivo ricorso al parto cesareo è necessario «migliorare la mentalità e l'approccio culturale sia dei medici che delle famiglie». Ma anche proseguire sulla strada della «trasparenza e dell'osservanza delle linee guida». Per Balduzzi, l'indagine presentata oggi a Roma «è già una risposta» in tal senso.«In presenza di dati che creano ragionevoli dubbi sulla legalità dei comportamenti, c'è il dovere di perseguire la strada giudiziaria», ha affermato Balduzzi. I dati emersi rappresentano «un'ulteriore indicazione alle Regioni perchè controllino maggiormente la completezza e la veridicità delle cartelle cliniche». I controlli erano stati avviati lo scorso anno sulla base di una segnalazione dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) che in alcune regioni aveva ravvisato valori di ricorso al parto cesareo estremamente elevati che facevano sorgere l'ipotesi di una sua utilizzazione opportunistica e non basata su reali condizioni cliniche».