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Coronavirus. Azzardo, in 13 regioni oggi riaprono sale slot e scommesse e bingo

Antonio Maria Mira lunedì 15 giugno 2020

Da questa mattina riparte tutto l'azzardo in tredici regioni. Si riaprono sale slot e Vlt, agenzl'azzardoie di scommesse e bingo, si riaccendono le "macchinette" nei bari e nelle tabaccherie, si rimette in moto la raccolta scommesse in vari esercizi commerciali. Prima di scuole, centri per disabili, centri per le dipendenze (compresa quella da azzardo), cinema e teatri. E in tempi brevissimi dopo il "via libera" del Governo dell'11 giugno e quello del giorno dopo dei Monopoli che conteneva non poche e precise condizioni. Altre quattro regioni ripartiranno il 19 giugno. Solo il Lazio ha deciso di tenere tutto chiuso fino all'1 luglio. Mentre Marche e le province autonome di Trento e Bolzano fino a questo momento non hanno ancora deciso. Quelle che hanno scelto il "via libera" per oggi sono Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Ci sono regioni che non hanno avuti molti contagi, ma anche quelle più colpite come Lombardia e Piemonte. Una scelta diversa hanno, invece, fatto altre regioni dove il Covid-19 ha provocato molti danni, come Liguria, Veneto e Emilia Romagna che insieme alla Calabria hanno scelto di far riaprire il 19. Decisamente più prudente la decisione della giunta laziale, guidata da Nicola Zingaretti, che ha prorogato la chiusura all'1 luglio. Una decisione che ha scatenato durissime reazioni del mondo dell'azzardo, ma anche del centrodestra laziale. Eppure le scelte delle regioni prescindono dal colore politico. Sia tra chi apre oggi e chi lo farà venerdì ci sono regioni a guida sia di centrodestra che di centrosinistra.

Si riparte, dunque, dopo tre mesi e una settimana. RIcordiamo che i Dpcm dell'8 marzo, del 9 marzo, del 26 aprile e del 17 maggio hanno previsto la sospensione, sull’intero territorio nazionale, delle attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo". In attuazione di questi Dpcm sono poi arrivate le Determinazioni del direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, del 21 marzo e del 30 marzo. E ancora quelle del 23 aprile, del 29 aprile e del 28 maggio con le quali è stata disposta la riapertura graduale dei giochi. Infine l'ultimo Dpcm dell'11 giugno che prevede, come scrive sempre Minenna nella determinazione del 12 giugno, che “le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo sono consentite a condizione che le Regioni e le Province Autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali". Si tratta di un lungo elenco allegato al Dpcm dell'11 giugno, frutto dell'accordo trovato il 9 giugno dalla Conferenza delle Regioni.

Tempi molto stretti. Sufficienti per realizzare quanto prescritto? Il via libera dei Monopoli era stato molto chiaro. "La raccolta di tutti i giochi pubblici nelle sale e negli esercizi è consentita a seguito dell’adozione, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, dei provvedimenti delle Regioni e delle Province autonome di cui al Dpcm 11 giugno 2020". In altre parole le Regioni devono assumersi la responsabilità di far riaprire le sale con propri provvedimenti. Ma le ordinanze regionali che autorizzano la riapertura si limitano a citare quanto previsto dal Dpcm, senza fare riferimento alle situazioni locali, molto diverse da regione a regione. Quasi tutte si limitano ad allegare o citare le linee guida approvate dalla Conferenza delle Regioni, tranne Campania e Puglia che hanno elaborato propri protocolli.

E comunque appare difficile che in così pochi giorni tutte abbiano "preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle attività con l'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori", come richiesto dai Monopoli. E questo potrebbe spiegare la prudenza di alcune (poche) regioni. Comunque i Monopoli assicurano "per quanto di propria competenza, il rispetto, nelle attività di controllo, delle misure di prevenzione e protezione sanitaria". Un chiaro avvertimento a furbi e furbetti. Non basta il Dpcm del presidente Conte. E comunque l'Agenzia controllerà e punirà. E per ogni violazione si va dalla diffida, per la prima volta, alla sospensione dell'attività per cinque giorni per la terza volta. Ora, al di là delle decisioni delle regioni, bisognerà vedere quanti davvero riusciranno a riaprire.