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Decreto dignità. Azzardo, il calcio in rivolta. Di Maio resiste

Gianni Santamaria mercoledì 4 luglio 2018

Il vicepremier Di Maio (Ansa)

I contratti di sponsorizzazione del gioco d’azzardo in essere avranno uno stop definitivo il 30 giugno del 2019 e non se ne potranno stipulare di nuovi dal 1 gennaio dello stesso anno. È quanto ha precisato ieri il ministro del Lavoro Luigi Di Maio in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Durante la quale ha detto anche che per il 2018 non è prevista alcuna copertura per il minor gettito fiscale dovuto alla limitazione degli spot pubblicitari.

«Ci sarà meno gettito, per fortuna, nelle casse dello Stato drogate da questo gettito, e sono stati fatti sempre più contratti su questo anche per fare cassa», ha aggiunto Di Maio. «Per il 2019 e 2020 abbiamo con i Monopoli un piano per il contrasto al gioco d’azzardo illegale che permetterà di drenare soldi nelle casse dello Stato», ha poi sottolineato.

Il giorno dopo il varo del decreto in Consiglio dei ministri continuano le prese di posizione a favore, ma vengono sollevate anche perplessità. Ieri ha espresso «estrema preoccupazione» la Lega di Serie A, secondo la quale impedire alle aziende di scommesse «di investire in promozione nel nostro Paese porterebbe svantaggi concorrenziali ai club italiani, dirottando all’estero i budget pubblicitari destinati alle nostre squadre».

Sempre secondo le società calcistiche il mancato gettito per lo Stato sarebbe di 700 milioni. Cifra che, però, rappresenta la punta più alta di una forchetta che oscilla, nel punto più basso, fino ai 200 milioni asseriti da altre fonti. Ma il governo tira dritto, con Di Maio che ribadisce la contrarietà assoluta verso «messaggi con i testimonial famosi che sponsorizzano questi brand» di scommesse. Che per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non vanno «demonizzati », evitando però derive patologiche.

«Noi non vogliamo forme di dipendenza che non sono meno perniciose dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti», ha ribadito il premier. Numerose la voci della società che si levano a sostegno dell’iniziativa legislativa dell’esecutivo. Ad esempio, dal mondo del calcio si leva la voce di Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori. «L’ho sempre detto, anche ai tempi della sponsorizzazione della Nazionale con Intralot: credo, alla stregua della pubblicità sul fumo, che il tema dell’azzardo debba essere disincentivato», ha detto in un’intervista al sito Vita.it. Aggiungendo di non credere che il provvedimento tolga risorse, ma metta piuttosto «davanti all’interesse della sponsorizzazione l’interesse pubblico ». Ne va della «credibilità del sistema».

Via tweet arriva il grazie di Di Maio «per averci messo la faccia e il cuore! Spero che tanti altri sportivi seguano il suo esempio», scrive il vicepremier, rilanciando l’intervento. Anche due associazioni di consumatori plaudono al decreto. Il Codacons, per il quale «tuttavia lo stop alle pubblicità non può fare distinzioni e deve valere in modo incondizionato per tutti. Se si inizia ad inserire deroghe come quella prevista per gli spot che godono del logo sicuro dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il provvedimento rischia di perdere valore e di non produrre gli effetti sperati, perché tutte le pubblicità dei giochi sono potenzialmente pericolose e alimentano la dipendenza». Mentre Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori concorda nel dire «basta con i campioni dello sport che si prestano a scendere in campo a favore del gioco».