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PIAGA SOCIALE. Gioco d'azzardo e usura in fumo 190 miliardi l'anno

Antonio Maria Mira domenica 30 gennaio 2011
Cavour definiva il gioco del Lotto «la tassa sulla stupidità». E di stupidità parla anche padre Massimo Rastrelli, presidente della Consulta Nazionale Antiusura. «Dobbiamo impegnarci, tutti insieme, perché l’uomo stupido - e giocare d’azzardo è da stupidi - torni ad essere intelligente. Perché Dio ci ha creati per essere intelligenti e non stupidi».  Eppure gli italiani nel 2010 hanno speso per il gioco d’azzardo ben 61 miliardi, e per il 2011 si prevede di arrivare a 80, un vero boom visto che erano «appena» 7 nel 1990. È circa l’8 per cento della spesa per consumi, 1.000 euro a testa, neonati compresi. Poco meno della spesa per i generi alimentari che viaggia intorno ai 1.400. Calata del 2 per cento, mentre quella per il gioco va a gonfie vele. Ed è solo il gioco legale, perché quello illecito, nuovo grande affare delle mafie (ne scriviamo a parte) arriverebbe addirittura a 130 miliardi all’anno. E se ci sono circa 300mila slot machine «ufficiali» (quest’anno ne arriveranno altre 54mila) ce ne sono almeno altrettante truccate, gestite dalle cosche spesso negli stessi locali, fianco a fianco a quelle legali. Numeri da capogiro, forniti dal professor Maurizio Fiasco, sociologo esperto di giochi e di usura. L’occasione è un incontro che vuole lanciare l’allarme su questo intreccio. Non giochiamoci la vita...Gioco d’azzardo e usura, è, infatti, il tema del convegno organizzato ieri a Piano di Sorrento dalla Fondazione antiusura Exodus ’94 che opera nell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia. La sala è piena di ragazzi delle scuole superiori perchè l’iniziativa è rivolta soprattutto a loro. «Sentiamo il bisogno di fare rete attorno a noi - spiega il presidente della Fondazione, Daniele Acampora -. Questo convegno è solo un primo passo. Poi andremo nelle scuole, chiederemo ai ragazzi di essere protagonisti. Perchè anche loro sono a rischio di cadere nell’intreccio gioco-usura». Su questo insiste anche il professor Fiasco. «Il gioco - avverte - sottrae risorse alle spese per i consumi, anche quelli essenziali. Toglie risorse al futuro». Con esiti drammatici. «Ormai le processioni di persone che vengono in parrocchia a chiedere aiuto per debiti di gioco sono quotidiane», avverte don Carmine Giudici, parroco della cattedrale di Sorrento, molto impegnato su questo fronte. «Il gioco d’azzardo - aggiunge - è un ottimo terreno di coltura per chi fiuta che i poveri sono un affare». Così gli strozzini sono sempre pronti ad «aiutare». Falsi benefattori. Spesso coi soldi delle cosche. Che arrivano anche per «aiutare» chi pensava di fare un affare con le slot machine. «Quando un barista si accorge che in realtà le "macchinette" non convengono, che ci sta rimettendo - dice ancora Fiasco - deve fare una battaglia per farle portare via dal concessionaro. E allora arriva la criminalità che gli offre di entrare nel gioco illegale. E molti accettano». Insomma gli affari li fanno solo mafie, usurai e truffatori. Perché lo Stato ci sta quasi rimettendo. Se nel 2004 aveva incassato 7,2 miliardi di tasse, nel 2010 è sceso a 6,5, passando dal 30 all’11 per cento. Così negli anni mentre la spesa è salita del 34 per cento le entrate erariali sono calate del 26. Infatti, per incentivare gli investimeni oggi i giochi sono tassati meno del pane. E allora, accusa don Carmine, «dobbiamo dire con forza che giocare è peccato. Dicendo che non è morale che lo Stato lo incentivi».