Attualità

Intervista. Don Colmegna: «Sciopero della fame anti slot»

Paolo Lambruschi sabato 17 ottobre 2015
Un digiuno a staffetta, uno sciopero della fame, un gesto forte che coinvolga il vasto e variegato movimento impegnato sulla prevenzione e la cura del gioco d’azzardo. Lo chiede don Virginio Colmegna, battagliero presidente della Casa della Carità di Milano, a nome dei protagonisti di questa lotta per dare una risposta forte alla politica e alle lobby dell’azzardo. Il malcontento dopo la presentazione della manovra è diffuso. Ieri ad esempio la "Campagna Mettiamoci in Gioco" ha espresso «grande preoccupazione e forte contrarietà per la possibile apertura di nuovi punti gioco» e vorrebbe capire «come saranno impiegate le risorse che giungerebbero nelle casse dello Stato». La Legge di Stabilità 2016 contiene infatti norme che vanno sì nella direzione di un aumento della (finora bassa) tassazione degli operatori, ma in generale stimola l’incremento del comparto. Senza contare l’offensiva contro le autonomie locali che rivendicano la libertà di decidere dove collocare sale scommesse e slot e di fissarne gli orari e la mancanza di una legge che vieti gli spot ingannevoli.Don Colmegna, cosa propone? Nel silenzio assordante dell’informazione sull’azzardo nella manovra, che rompe solo "Avvenire", ho sentito la preoccupazione di tante organizzazioni. Tutte concordi sulla necessità di trovare in fretta una normativa che colpisca questa malattia perché sta dilagando una pseudocultura sui territori che lacera i tessuti sociali ed educativi del Paese. Nessuna novità, ma nella Stabilità troviamo un bando per aprire nuove sale mentre per noi servono criteri restrittivi, non possiamo semplicemente confermare la realtà perché questa è drammatica. In questi mesi è nato un movimento che chiede interventi a breve termine e decisi, sui quali c’è assoluta convergenza. Quali sono?Due: la normativa che vieti spot ingannevoli esattamente come per fumo e alcol e garantire la libertà degli enti locali di decidere le restrizioni alle aperture e agli orari. Abbiamo bisogno di dare un segnale alle lobby potenti dei giochi.  Ci rendiamo conto dei tempi della complessità della materia, servirà gradualità a ogni livello. Circolano dati diversi sul numero dei malati, ma la sofferenza è forte ed è troppo estesa.A quali gesti pensa?Proponiamo di lanciare un digiuno a staffetta per l’Italia anti azzardo. Uno sciopero della fame. Pensate a migliaia e migliaia di persone che si mettono insieme e consegnano una giornata della loro esistenza per far crescere questa consapevolezza e l’opposizione che nasce dal basso.  Intravvediamo l’urgenza di un’inversione di tendenza. La otterremo con l’apporto delle realtà che si stanno mobilitando da tempo.Movimento variegato, chi aggrega?Girando l’Italia ho visto una crescita complessiva di consapevolezza e di persone che si aggregano per dire no. Vengono da parrocchie, associazioni e dalle realtà educative. Con fatica abbiamo messo insieme tutte le componenti di questo movimento che affronta le complessità dell’azzardo invasivo in ogni angolo della vita quotidiana. Penso alle scommesse e al poker on line, ad esempio. Quali gli obiettivi?Contrastare le patologie dell’azzardo, vorremmo che le persone riprendessero il gusto di giocare e non venissero travolti da un meccanismo che fa intravvedere l’economia dello scarto, i privilegi del denaro, il tema della fortuna che sta distruggendo le classi più povere e che è diventato trasversale. È un problema che va raccolto dalla politica. Lo dice la Fondazione Antiusura e noi concordiamo sul fatto che i soldi delle scommesse, se ci fosse un taglio secco ai giochi cosiddetti legalizzati, finirebbero a incrementare i consumi quotidiani. Sarà una battaglia, lo dimostrano tanti piccoli casi che ascoltiamo e l’investimento della criminalità organizzata sui locali legali con slot. La staffetta del digiuno è un segnale forte di partecipazione, la lotta mette in gioco le capacità educative della società civile.