Attualità

BISCA ITALIA. Droga-azzardo Quella simbiosi che fa paura

Vincenzo R. Spagnolo mercoledì 24 luglio 2013
L’inquietante "relazione pericolosa" fra gioco d’azzardo e consumo di sostanze stupefacenti, già segnalata a fine maggio su Avvenire, è confermata dai dati contenuti nella relazione annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenze in Italia, realizzata dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, che sarà presentata oggi ufficialmente. Lo studio ribadisce l’esistenza di «una interessante e preoccupante associazione tra la frequenza della pratica del gioco d’azzardo e il consumo di sostanze», sia nella popolazione giovanile (fra i 15 e i 19 anni d’età) che nella fetta generale di popolazione esaminate (15-64 anni).I «patologici»: centinaia di migliaia. Psicologicamente simile alla dipendenza da una "droga", il gioco compulsivo ha suscitato l’attenzione del Dipartimento, guidato da Giovanni Serpelloni, che nel 2013 ha avviato un primo monitoraggio, i cui risultati erano stati in parte anticipati a fine maggio. Pur premettendo che non esistono finora «dati esaustivi» sul fenomeno, il dossier stima che, su una popolazione di circa 60 milioni di persone, il 54% (ossia poco meno di 24 milioni) abbia giocato d’azzardo (cioè spendendo denaro) «almeno una volta negli ultimi 12 mesi». Oscilla invece fra l’1,3 e il 3,8% la stima dei giocatori «problematici» (coloro che giocano spesso, ma non hanno ancora sviluppato «una vera e propria dipendenza patologica», anche se «sono a forte rischio evolutivo»). Infine, la stima dei giocatori «patologici» (cioè con una vera e propria malattia che si manifesta con una dipendenza «incontrollabile») varia dallo 0,5% al 2,2% (fra 300mila e un milione e 300mila persone).Le slot: il 60% d’introiti da «malati». L’altra valutazione che induce a riflettere è questa: «Da alcune osservazioni, emergerebbe che il 60% degli introiti totali da gioco (almeno per quanto riguarda le slot machine) sarebbero alimentati proprio dalla «fetta minoritaria di giocatori patologici più vulnerabili». È lo zoccolo duro dei frequentatori delle macchinette mangiasoldi: pensionati, giovani disoccupati, casalinghe che spesso finiscono nelle cronache per gesti tragici, giunti alla fine di una parabola di disperazione quotidiana, che forse potrebbe essere interrotta con un paracadute sociale che comprenda forme di assistenza e di terapia. Indicazioni più certe, aggiunge il rapporto, derivano dalle «indagini Sps-Dpa del 2013» sulla popolazione studentesca fra 15 e 19 anni, dove «la pratica del gioco d’azzardo e stata dichiarata dal 49,4% degli intervistati», con una quota di giocatori sociali (39%), problematici (7,2) e patologici (3,2%). Ed è qui che vien fuori il dato allarmante: fra gli studenti coloro che hanno «frequentazioni quasi quotidiane col gioco», il 35,2 ammette di fare «anche uso di stupefacenti».Calo consumi di droghe, allarme Internet. In generale, le analisi a campione sulla popolazione (15-64 anni) intrecciate a quelle delle acque reflue di alcuni capoluoghi, consentono al dossier di registrare negli ultimi 12 mesi «un calo del numero di consumatori» di «eroina, cocaina, allucinogeni, stimolanti». Le risultanze dello studio indicano che «il 95,04 % della popolazione, tra i 15 e i 64 anni, non ha assunto alcuna sostanza stupefacente negli ultimi 12 mesi». Potrebbe sembrare confortante, se non fosse che il 5% residuo (su 60 milioni di italiani) assomma comunque a circa 3 milioni di consumatori stimati, suddivisi fra saltuari e abituali. Inoltre, le indagini sui 15-19enni evidenziano un lieve aumento di fruitori di cannabis. Con un allarme in più: il Dipartimento stima che, entro quest’anno, il numero dei siti, che offrono sostanze o promuovono l’uso, sia ormai sopra quota 800mila (nel 2008 erano 200mila). Oltre alla cannabis e alle droghe sintetiche, vi si vendono anche oppiacei, cocaina, cannabinoidi sintetici, mefredone. Un gran bazar aperto sul web, dove chiunque abbia familiarità con Internet e i social network (e i ragazzi ce l’hanno) può provare ad approvvigionarsi.