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Virus. Iss: "Meno sintomatici". Fra 6mila e 7mila morti nelle Rsa, un terzo del totale

Pino Ciociola venerdì 17 aprile 2020

Ci sono progressivamente “meno persone sintomatiche” in Italia e la curva epidemica del coronavirus è in fase decrescente nazionale. La “foto” della situazione resta per il resto più o meno la stessa, ma un po' più a fuoco: esistono zone diverse, con diversa intensità del virus e diversa circolazione. Soprattutto, attenzione: “La popolazione rimane ampiamente a rischio”, perché non abbiamo alcuna immunità di gregge, ma soltanto contenuto “artificialmente la circolazione del virus, grazie alle chiusure”. E proprio per questo presto diventeranno ancora più importanti le zone rosse. Così Silvio Brusaferro e Giovanni Rezza, rispettivamente presidente dell’Istituto superiore di Sanità e direttore del Dipartimento Malattie infettive sempre dell’Iss, fanno il punto della situazione attuale italiana del Covid-19. .

Si stimano, dal primo febbraio, tra 6mila e 7mila i decessi nelle strutture di ricovero per anziani, le Rsa (il 40% dei quali con tampone positivo o con sintomi attribuibili al coronavirus) - ha reso noto Graziano Onder, del Centro cardiovascolare e dell’invecchiamento dell’Iss - sebbene la concomitanza con il picco influenzale renda difficile una stima più precisa. Un numero di decessi che corrisponde circa al 7% degli anziani residenti nelle Rsa, calcolati in oltre 80mila.

Torniamo al quadro complessivo. Brusaferro chiarisce: “A livello regionale, anche nel caso della Lombardia la curva epidemica mostra un decremento”. Il Veneto mantiene la stessa tendenza, l’Emilia Romagna anche, mentre è un po’ meno marcata nelle Marche, soprattutto nella provincia di Pesaro-Urbino. Altre regioni mostrano circolazione più limitata del virus”. Intanto un dato relativamente nuovo appare la percentuale delle complicanze renali fra quelle provocate dal coronavirus, che appaiono nel 23% dei sintomatici.

Ma cosa sappiamo ora del quadro epidemiologico? “C’è un trend di calo dei contagi, quindi una diminuzione della trasmissione”, spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss. Siamo a pochi passi dalla fine? No - spiega ancora Rezza -, “probabilmente il virus continuerà a circolare anche se a più bassa intensità”.

Ancora Rezza. Fra le domande alle quali bisogna ancora dare risposte, c'è la modalità dei contagi dopo il lockdown: “La gran parte di questi probabilmente è stata intrafamiliare”, cioè è avvenuta nella famiglia”. Il futuro per tenere a freno la diffusione? “Andrà rafforzato il controllo del territorio e l’isolamento precoce dei contagiati”, sarebbe a dire che “tanto più si ridurrà la circolazione del virus, tanto più saranno necessarie zone rosse per contenere i focolai”, conclude Rezza.

Più 20% morti rispetto agli anni passati. L’Istat intanto registra un "aumento dei morti pari o superiore al 20 per cento nel periodo 1 marzo/4 aprile 2020 rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019". E lo fa sapere in un’aggiornamento dei dati "anticipatori parziali relativi a una lista di comuni che viene ampliata settimanalmente, che in alcun modo possono essere considerati un campione rappresentativo della intera popolazione italiana".

“Colpa dei tecnici". Il governatore lombardo Fontana si chiama fuori dalle morti nelle Rsa della sua Regione, la colpa è dei tecnici. Le responsabilità del controllo - sostiene - “sono dell’Ats (l’Agenzia di tutela della salute”, ndr)". Così, sui pazienti Covid nelle case di riposo in Lombardia, il governatore aspetta “con estrema serenità l’esito delle indagini - continua -. Noi abbiamo fatto una delibera proposta dai nostri tecnici” e “sono stati i nostri esperti a dire che a determinate condizioni, cioè che esistessero reparti isolati dal resto della struttura e che ci fossero dei dipendenti dedicati ai malati Covid, la cosa si poteva fare. Le case di riposo che avevano queste condizioni hanno aderito alla proposta".

3,7 famiglie a rischio povertà. Infine, la crisi provata dall’emergenza coronavirus ha tolto a ”3,7 milioni di lavoratori l’unica fonte di reddito familiare". E a pagare il prezzo più alto sono le coppie con figli (un milione 377.000, 37%) e i genitori single (439.000, 12%).