Attualità

VERSO LA SETTIMANA SOCIALE. Simeone: «Attrarre i giovani e rivolgersi a tutti»

Lucia Bellaspiga domenica 21 luglio 2013
«Le ricerche sociologiche dicono che per il 90% dei giovani la famiglia è uno dei valori fondamentali attraverso i quali costruire una società. In tempi di grandi cambiamenti, dunque, c'è sempre il desiderio di parlare di famiglia interrogandosi apertamente e facendo emergere ciò che di positivo e di bello rappresenta. Il titolo stesso va in questa direzione». Domenico Simeone, docente di Pedagogia alla Cattolica di Milano, descrive con passione gli obiettivi della Settimana Sociale di Torino, il cui titolo appunto è "La famiglia, speranza e futuro per la società italiana".
Nei decenni le Settimane sociali hanno trattato i temi "caldi" delle varie epoche, dimostrando di essere sempre attente alla storia sociale italiana. Oggi tocca alla famiglia, non a caso.
Le Settimane sociali hanno rappresentato un laboratorio di idee fecondo e in dialogo con la società. Trovo appropriato ciò che scrissero nel 1988 i vescovi, nella nota pastorale con cui venivano ripristinate dopo un ventennio di interruzione: sottolineavano l'intenzione di anticipare le sfide e gli interrogativi che le trasformazioni sociali pongono. L'idea era di dialogare per contribuire ai cambiamenti della società, e questo richiede un momento di ascolto di ciò che sta accadendo, ma anche di ricerca... Un metodo perfetto per la famiglia, che è in trasformazione, che va ascoltata e interrogata.
Come possono i cattolici nelle Settimane sociali non "parlarsi tra loro" ma coinvolgere tutti gli interlocutori?
Le attività sono rivolte a tutte le persone di buona volontà, credenti e no, disposte a un confronto aperto a partire dai valori fatti propri dalla nostra Costituzione, e a promuovere il bene della famiglia e quindi della società. Non sarà un parlarsi "ad intra", ma un dialogo tra chi si voglia confrontare seriamente: è possibile ragionare di famiglia anche partendo da ideologie lontane, come dimostra la collaborazione tra Comune e realtà ecclesiastica a Torino, se la famiglia è vista come bene comune e condiviso. C'è bisogno del contributo di tutti.
Lei insegna pedagogia. Come attrarre i giovani su argomenti oggi non facili?
Innanzitutto per essere capiti dai giovani bisogna capire i giovani, trovare risposte alle domande di senso che loro pongono (a volte con codici comunicativi che fatichiamo a comprendere). L'importante per gli adulti è non sottrarsi, non disertare il campo dell'educazione.
Sulla famiglia però sembra imporsi sempre più una voluta confusione, che svuota le parole dei suoi significati e mina le certezze. Persino i ruoli dell'uomo e della donna nel matrimonio sono messi in discussione, anche se poi nella vita reale le cose vanno diversamente...
È vero, accade nei discorsi da salotto, che non corrispondono alla realtà sociale. I media amplificano e danno un peso maggiore alle opinioni di alcune (presunte) élite culturali, che non corrisponde al peso reale che tali opinioni hanno nella reale società. Come dicevo all'inizio, il 90% dei giovani aspira a crearsi una famiglia... Allora, perché la famiglia possa mettere in gioco le grandi risorse in grado di arricchire la società, occorre un dialogo onesto tra tutte le parti, seguendo non le mode del momento ma la passione per il bene comune. Purtroppo è vero che l'agenda politica su questi temi è dettata però dalle piccole élite.
Il contesto in cui si inserisce la Settimana torinese è complesso, la crisi economica spegne molti entusiasmi.
Ma proprio la crisi è un momento in cui si rompe un equilibrio e si rende evidente ciò che prima era nascosto, le contraddizioni vengono a galla e questo dà la possibilità di creare per il futuro, di mettere in luce le potenzialità della famiglia, che è la più grande risorsa per la società, il luogo in cui si costruisce quella fiducia che sta alla base della relazione sociale. In un contesto oggi molto confuso, il problema non è adeguare la famiglia al cambiamento, ma sollecitare quella forza generativa che abita le relazioni familiari, affinché guidino esse il cambiamento sociale. Questo però richiede uno sguardo diverso sulla famiglia: basterebbe provare a pensare che cosa ne sarebbe del nostro Paese senza quel prezioso lavoro di educazione, di cura, di sostegno che solo essa da sempre produce per la società tutta: che sia laica o meno, di destra o di sinistra. C'è una "ordinaria straordinarietà" che va tutelata, con lo sforzo onesto di tutti.
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