Attualità

Mattarella dopo i fatti di Tunisi. «Fermiamo i terroristi in fretta»

giovedì 19 marzo 2015
"Non abbiamo molto tempo" per contrastare la minaccia del terrorismo. È un passaggio dell'intervista rilasciata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla giornalista Christiane Amanpour della Cnn. Quello di ieri a Tunisi, ha aggiunto il Presidente, è stato "un attacco alla democrazia e alla cultura", quanto è accaduto è stato "doloroso" e "allarmante". "Il bilancio delle vittime italiane" dell'attentato di Tunisi è di "2 persone decedute e 2 irreperibili", su cui "purtroppo si nutrono timori seri", ha anche se "non diamo comunicazioni ufficiali finché non le ritroviamo fisicamente". Poi "una serie di feriti di cui uno in condizioni particolarmente gravi". Ha dichiarato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenendo alla Camera sui fatti di Tunisi. "I fatti di ieri rappresentano un nuovo momento di una minaccia terroristica evidente che richiede dal punto di vista parlamentare una risposta ferma e unita". Ha continuato Gentiloni, sottolineando che quanto successo a Tunisi "rilancia la necessità come governo e come parlamento di avere una strategia per il Mediterraneo che non sia puramente concentrata sul tema del terrorismo", ma che si impegni per "isolare le posizioni estremistiche", sostenere le comunità moderate in Paesi proprio come la Tunisia. Inoltre, c'è bisogno di un impegno "nettamente maggiore" dell'Ue sul tema dell'immigrazione, "sul versante Triton e Frontex", e la "stabilizzazione della Libia". "Non usciamo da questa situazione di crisi soltanto con l'intelligence, ne usciamo con una politica", ha aggiunto Gentiloni. Che la situazione sia grave per il nostro Paese lo ha confermato anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti. "A seguito dell'aggravarsi della minaccia terroristica, resa di drammatica evidenza anche dagli eventi di ieri in Tunisia, si è reso necessario un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo centrale", ha spiegato il ministro della Difesa, alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Il dispositivo, ha spiegato Pinotti, ha l'obiettivo di "tutelare i molteplici interessi nazionali, oggi esposti a crescenti rischi determinati dalla presenza di entità estremiste, e assicurare coerenti livelli di sicurezza marittima". La titolare della Difesa ha sottolineato che "il Nord Africa deve rappresentare la prima delle nostre preoccupazioni". "Le Forze armate stanno operando con una intensità elevata - ha proseguito il ministro - dispiegando, in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica, tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste". Prosegue inoltre, ha detto ancora Pinotti, "anche la stretta collaborazione con la Tunisia, Paese amico e, come abbiamo visto, fortemente minacciato dall'instabilità e dalla presenza di forze radicali, ma che tuttavia riesce ancora a mantenersi in equilibrio e che costituisce un partner per noi fondamentale per la stabilità nella regione. Intendiamo continuare a sostenere le capacità delle forze di sicurezza tunisine, anche con la fornitura di visori notturni, di differente tipologia, fondamentali per controllare le frontiere con la Libia. I visori sono tratti dalle dotazioni delle nostre forze armate, che dovranno pertanto essere reintegrate". "L'Italia è pronta a tornare a giocare un ruolo di rilievo in una futura, eventuale iniziativa della comunità internazionale che fosse volta alla stabilizzazione e alla ricostruzione istituzionale della Libia", ha detto ancora il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nella informativa alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. "Certamente - ha sottolineato - non intendiamo farlo da soli, ma solo in un quadro di piena legittimità internazionale, sancito dall'Onu e sostanziato dalle Organizzazioni regionali.