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Il tema. Assegno unico, ennesimo rinvio. Ma c'è chi parla di «Family act» in arrivo

Marco Iasevoli giovedì 6 febbraio 2020

Quando si parla di «assegno unico per figli», dall’ombra spunta ineluttabile la parolina terribile che stronca tanti sogni politici: «rinvio ». E il «rinvio» è arrivato inesorabile anche ieri in commissione Affari sociali alla Camera, dove era previsto l’esame degli emendamenti al disegno di legge Lepri-Delrio (ma che accorpa altri progetti simili, come quello della forzista Gelmini) che delega il governo a varare il nuovo strumento universale di contrasto alla denatalità.

L’aria di rinvio si è sentita già dal mattino. Il tira e molla tra Pd e Italia Viva è iniziato subito. Una partita procedurale che in realtà è politica. Entrambi i partiti, infatti, vogliono marcare il territorio-famiglia. I renziani, nell’assegnazione dei ministeri del Conte 2 hanno chiesto e ottenuto la delega alla Famiglia, assegnata poi a Elena Bonetti. Ma un’area importante del Pd, soprattutto quella del «riformismo comunitario » che fa riferimento a Graziano Delrio e Stefano Lepri, ha convinto il segretario Nicola Zingaretti a puntare sull’assegno unico per respingere le accuse di chi vede i dem scivolare verso la 'sinistra-sinistra'. Tra ex compagni di partito, quindi, è guerra fredda. Dal punto di vista procedurale, la faccenda si risolve in una domanda: per portare a casa l’assegno unico, bisogna andare avanti con il disegno di legge parlamentare o attendere il Family act, il ddl collegato alla manovra di pertinenza di Bonetti? Il ministro negli ultimi giorni ha detto che il testo è alle stesure finali, sarebbe quindi questione di giorni. Le risposte di Pd e Iv divergono. I dem vogliono andare avanti in Commissione. I renziani chiedono di aspettare il dispositivo del governo e di Bonetti. Il braccio di ferro si prolunga per ore, poi nel pomeriggio la sottosegretaria dem Simona Malpezzi viene a comunicare che il parere del governo sugli emendamenti non è ancora pronto e quindi è il caso di sospendere la partita. Ma intanto i tempi per l’aula sono stretti: il 21 inizia la discussione generale, tra il 24 e il 28 è il voto. Quindi l’esecutivo dovrà pronunciarsi.

Stefano Lepri è diplomatico, cerca di mettere una pezza sullo scontro in atto: «Dovremmo votare martedì in commissione», dice usando il condizionale. Non è detto, però, che il cronoprogramma sarà rispettato. Il tema della sovrapposizione con il Family act è concreto e soprattutto c’è la questione delle risorse. Per Lepri, però, si tratta di «provvedimenti diversi», perché il dispositivo del governo va oltre l’assegno unico. Si tratta, quindi, di fare un «lavoro collaborativo tra governo e Parlamento». La sensazione è che i partiti di maggioranza debbano abbandonare la logica delle 'bandierine'. Altrimenti si rischia di replicare quando accaduto tra M5s e Lega e al governo giallo-verde poco prima delle Europee. I pentastellati volevano un decreto ad hoc da un miliardo per le famiglie a pochi giorni dal voto, il Carroccio replicava che quei soldi andavano messi su misure già all’esame del Parlamento. Una guerriglia procedurale per 'accaparrarsi' il tema. Tema però sparito - insieme al miliardo - il giorno dopo l’eurovoto.

Il lavoro in Commissione alla Camera è molto avanzato. Gli emendamenti sono stati già depositati. Tra questi, anche l’inserimento di criteri per la fruizione dell’assegno da parte degli stranieri. Il ddl Lepri-Delrio (e Gelmini) punta a una misura universale graduata in base all’Isee con un importo massimo di 200 euro a figlio fino ai 18 anni (il tetto poi si abbasserebbe a 80 euro fino ai 22 anni). Il costo complessivo delle operazioni previste nella delega sarebbe di 6-7 miliardi aggiuntivi rispetto a quel che già si spende sul fronte famiglia con i vari bonus. Domenica, all’assemblea di Italia Viva, Luigi Marattin aveva disegnato una misura simile, estesa però anche agli autonomi e indipendente dal reddito. Le distanze non sono enormi, quindi.

La sensazione è che il litigio politico possa servire a nascondere l’eterno dilemma delle risorse, che quando si parla di famiglia non si trovano mai. I 6-7 miliardi dell’ultima formulazione del ddl Lepri-Delrio non sono pochi. E il governo è tentato dalla carta-rinvio con la motivazione di riparlare di assegno unico dopo la riforma dell’Irpef.