Attualità

IL CASO. Asilo senza bambini. Il boss è troppo vicino

Domenico Marino sabato 17 novembre 2012
​«Più scuola meno mafia» è un progetto tanto ambizioso quanto importante, che a Corigliano Calabro non riesce a funzionare. L’idea di trasformare in luoghi di formazione strutture sottratte al crimine, in questo paesone dello Jonio cosentino, è naufragata in partenza: dal 4 ottobre, giorno dell’inaugurazione, 26 bambini non frequentano la scuola dell’infanzia realizzata in un edificio confiscato alla malavita. Una mattina dopo l’altra le maestre devono annotare tra gli assenti tutti gli iscritti. Sedie fredde, banchi sgombri, sala dei giochi vuota e malinconica anche se attrezzata di tutto, con arredamento nuovo, una palma che fa pensare al mare poco lontano e un simpatico scoiattolo disegnati sul muro. Soprattutto in linea con le norme. A differenza della vecchia sede.Ma le sedie nuove continueranno a rimanere vuote, assicurano le mamme dei piccoli, che hanno messo nero su bianco le loro ragioni in una lettera inviata al prefetto di Cosenza, al procuratore della Repubblica di Rossano, all’assessore regionale alla Pubblica istruzione, alla direzione generale del ministero dell’Istruzione, università e ricerca scientifica e al gruppo ministeriale "Più scuola meno mafia".«Allontanati e inascoltati dalle autorità locali – spiegano nella missiva – intendiamo prospettare l’altra faccia del protocollo d’intesa che la commissione straordinaria del Comune (che regge il municipio dal giugno 2011, quando il consiglio fu sciolto per infiltrazioni della ’ndrangheta) ha sottoscritto con il direttore della direzione generale per lo studente lo scorso 3 agosto». A sentire le mamme, chiusa la parata istituzionale, i problemi sono ricaduti sui più deboli, «noi cittadini onesti di Corigliano». Secondo i genitori lo spostamento dell’asilo da contrada Fabrizio Piccolo a Fabrizio Grande, lontana appena un chilometro, non consente più la frequentazione ai loro figli. «Noi genitori – è scritto nella lettera – viviamo per lo più di lavori stagionali che ci tengono fuori casa dal mattino al tardo pomeriggio. Per questo non possiamo accompagnarli né possiamo assicurare il ticket per il trasporto del servizio comunale né della mensa scolastica». E chiedono il ripristino del vecchio plesso, che era stato considerato inadeguato. Insomma, i genitori non ne vogliono sapere della struttura creata nella villa strappata all’"uomo di rispetto". Occore precisare che la famiglia del boss ha conservato la proprietà del terreno circostante. E qui sorge la casa in cui vivono la mamma e il vecchio papà, che è pure malato.Qualcuno in paese sussurra l’ipotesi che sia questa ingombrante vicinanza a sconsigliare i genitori. Ma nessuno si azzarda a dirlo apertamente. E forse sarebbe pretesa ingiusta attendersi che qualcuno esca allo scoperto. Bisogna trovarsi in certe circostanze per capire quanto ci si senta soli e impotenti di fronte alle silenziose minacce della criminalità. Anche il commissario prefettizio che regge l’amministrazione comunale al momento preferisce non parlare. Il caso è al vaglio della procura oltre che dell’ufficio scolastico provinciale. Perché, al di là di convenienze economiche e delle difficoltà sociali, bisogna pensare a quei ventisei bambini da due settimane senza scuola.