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Rigopiano. Farindola, apre il ristorante Cuccumella grazie all'8xmille e alla Caritas

Alessia Guerrieri domenica 23 luglio 2017

La speranza passa anche da un ristorante. La speranza di veder tornare al lavoro alcuni dei sopravvissuti alla slavina sull’albergo di Rigopiano e di dare lavoro in un territorio ancora segnato dalla tragedia del 18 gennaio in cui morirono ventinove persone. La speranza di veder tornare la vita e la socialità in una vallata che per l’immaginario collettivo viene legata adesso solo a quella costa della montagna mista a neve che ha sepolto il Gran Sasso Resort. Ma anche la speranza di poter continuare a fare turismo sostenibile tra le montagne del parco nazionale d’Abruzzo.

C’è tutto questo in Cuccumella (scodella in dialetto pescarese), il ristorante-pizzeria che domenica è stato inaugurato a Farindola (Pe) dal segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, insieme con l’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, e il direttore di Caritas italiana don Francesco Soddu. È un’opportunità straordinaria offerta al piccolo comune abruzzese - e alla cooperativa Tu.Te.Ve. ( Turismo nelle Terre Vestine) fondata dopo il 18 gennaio da ex dipendenti del resort e familiari delle vittime che nasce dal finanziamento di 250mila euro concesso dalla Conferenza episcopale italiana con i fondi dell’8 per mille, che ha permesso di recuperare grazie alla Caritas diocesana e all’agenzia Wolftour di Penne una struttura recettiva ferma da tempo.

E che da oggi torna a nuova vita. È una iniziativa che «aiuta a chiamare per nome la speranza, darle un volto, darle una consistenza ed è un accompagnamento concreto alla ricostruzione», dice alla vigilia dell’inaugurazione il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. E questo va ad affiancarsi «a tutto quello che la Cei sta facendo nel centro Italia dal 24 agosto mattina (data del terremoto, ndr) » - aggiunge il vescovo, ricordando che «alle 10 di quella mattina i vescovi italiani avevano già disposto una erogazione di un milione di euro» per le zone colpite dal sisma. Perciò la riapertura di un ristorante a Farindola «si pone in continuità con quello che insieme alle Caritas facciamo da mesi qui e in altre realtà».

Certo a Farindola molto si deve «alla lungimiranza e all’operosità del vescovo Valentinetti, della Chiesa e della Caritas di Pescara». Così in un luogo di morte nasce invece una realtà «che viene dal basso», che «privilegia il lavoro, la socialità - spiega il responsabile Macroprogetti di Caritas italiana, don Andrea La Regina - ridare la speranza concreta che un posto conosciuto per una tragedia possa tornare luogo di vita e di turismo sostenibile, in armonia con il Creato». Un lavoro di squadra quindi ha permesso di rimettere in piedi una struttura «importante per il territorio - aggiunge don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne perché oltre a riattivare la rete economica e sociale della zona è segno della volontà di rinascita della gente del posto». Su Paolo e i suoi colleghi adesso in molti scommettono.

È «un nuovo inizio - dice infatti Paolo Misero (dipendente dell’albergo sommerso dalla slavina, che si definisce «un miracolato»), presidente della neonata Tu.Te.Ve. - il simbolo di una rinascita, un barlume di speranza, un’opportunità per una comunità in ginocchio dopo la tragedia». Ma è una ripartenza, gli fa eco il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, «caratterizzata da un poco di incoscienza e da tanto entusiasmo per dare speranza e nuovo carburante a coloro che hanno perso lavoro, amici, colleghi e ai quali serve assolutamente andare avanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nunzio Galantino