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Coronavirus. Anziani, le morti silenziose in casa e nelle residenze di cura

Fulvio Fulvi sabato 28 marzo 2020

Contagiati e uccisi dal e per il coronavirus nelle strutture di assistenza dove sono ospitati. E qualche volta persino lasciati infettati e soli da chi invece dovrebbe accudirli. Nelle case di riposo è un dramma senza fine. Ma ci sono anche gli anziani che muoiono tra le mura domestiche, da soli, senza che nessuno se ne accorga. L’elenco delle vittime e dei malati di Covid-19 si allunga ogni giorno e non risparmia nessuna regione: il virus corre veloce e colpisce per primi proprio i più fragili, quelli in là con gli anni. Ovunque. Anche se può accadere, come all’ospedale San Martino di Genova, che Lina, una signora di 102 anni, si ammali ma guarisca senza bisogno delle terapie. «Non ce lo spieghiamo nemmeno noi» hanno detto i medici. Un soffio di speranza dentro il turbine di morte che sta cambiando la nostra vita.

Lombardia: più di 100 morti

A Milano, nella “Residenza Anni Azzurri” di Lambrate, sono deceduti nei giorni scorsi 23 ospiti. Per 14 di loro il verdetto è certo: Covid–19. Sugli altri 9 morti, ai quali non è stato fatto il tampone, rimane il dubbio. Ma tra i 70 anziani del Polo geriatrico e riabilitativo milanese di via Faustino e dell’annesso hospice fino a ieri ci sarebbero anche 42 infettati, messi in isolamento in camere singole mentre altri due sono ricoverati in ospedale. Anche due lavoratori della struttura sono positivi al test mentre altri 34 sono in quarantena nelle loro abitazioni, a scopo precauzionale. Già la settimana scorsa molti parenti dei degenti, non avendo notizie dei loro cari, erano in allarme: alcuni avrebbero presentato ai carabinieri un esposto segnalando la possibilità di decessi. Nel mese di marzo alla “Fondazione Santa Chiara” di Lodi i morti sono stati 38 e un gruppo di consiglieri comunali ha chiesto l’intervento del prefetto per far eseguire dall’Azienda sanitaria i tamponi agli altri ospiti. Nel Cremonese si contano 21 deceduti su 70 pazienti di una Rsa. Il caso di Mediglia, alle porte di Milano, è noto: 52 i decessi nella casa di riposo “Borromea”. E adesso i loro parenti, per fare chiarezza hanno costituito un comitato che agirà nei confronti di Regione e Ats per capire come siano andate le cose, se esistono delle responsabilità e siano state prese, oppure no, le necessarie misure di protezione. È un fatto che le mascherine per gli operatori manchino in quasi tutte le strutture per anziani e che in genere i test su ospiti e personale non vengono eseguiti se non in casi sintomatici. Le polemiche montano ma il governatore Attilio Fontana tranquillizza, annunciando una svolta: «È tutto sotto controllo, siamo in rapporto costante con tutte le case di riposo – ha detto –, si fanno scelte a seconda delle necessità e si pensa di arrivare alla risoluzione della questione individuando le persone che sono anche monoportatori di un sintomo e verranno sottoposte a tamponamento ed eventualmente allontanate».

Abbandonati e digiuni

Gli 80 anziani non autosufficienti de “La Fontanella”, nel Comune di Soleto, in provincia di Lecce, sono rimasti per almeno due giorni di seguito senza mangiare nè ricevere le cure mediche prescritte perché tutto il personale della struttura si è messo in quarantena. Un fatto gravissimo. Il sindaco Graziano Vantaggiato ha revocato l’incarico alla ditta che aveva in appalto il servizio di assistenza nella Rsa. A prendersi cura degli ospiti (5 dei quali positivi al Covid- 19) ora è una “task force” della Asl di Lecce.

Allarme anche al Centro

Altre due donne, di 73 e 85 anni, contagiate da coronavirus, sono morte ieri nella casa di risposo di Cingoli, nel Maceratese, dove i decessi collegati all’epidemia arrivano ora a 6. Sono 61 i casi positivi, quasi tutti degenti, registrati invece in quattro case di riposo delle province di Arezzo, Siena e Grosseto: istituita un’unità di crisi per affrontare l’emergenza. I familiari vengono informati ogni giorno per telefono dal personale ma anche attraverso Skype o video– chat. Ma è nelle strutture del Lazio che i focolai sembrano allargarsi. Nella casa di riposo “Maria Immacolata” di Nerola, provincia di Roma – il Comune è la seconda zona rossa della regione – gli anziani positivi sono 72, da qui è partito il focolaio che si è esteso in paese: così il sindaco Sabina Granieri chiede tamponi per tutti i 1.980 abitanti. Nel Reatino, isolata la Rsa “Santa Lucia” dove gli anziani contagiati sono 13 mentre 17 sono quelli registrati a San Paolo dei Cavalieri, tutti gravi, e quindi ricoverati a Palestrina. E, ancora, il “bollettino” comprende 4 decessi di anziani all’ospedale di Frosinone e 29 positivi accertati nelle strutture di Cassino e Veroli.

Sud e isole, la paura cresce

Nel Meridione le case di riposo, dove mancano le protezioni per il personale, sono potenziali focolai che rischiano di propagare l’epidemia anche all’esterno. A Sala Consilina (Salerno), un uomo di 87 anni, ospite di una struttura, è morto all’ospedale di Oliveto Citra. Mercoledì era deceduto un 84enne anche lui degente della stessa casa di cura. Fino a ieri, qui, risultavano 39 i contagiati tra ospiti e dipendenti. Un morto a Cercemaggiore, Campobasso, decine di infettati a Chiaravalle Centrale, nel Catanzarese, la più vasta area a rischio coronavirus della Calabria: sono tutti ospiti di una casa di riposo. A Messina i 28 anziani della Rsa “Come d’incanto” positivi al Covid-19 sono stati trasferiti in ospedali della zona, altri 8 sani sono stati accolti in un’altra struttura. Un morto e decine di casi positivi anche in Sardegna.