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LA MORTE DI UNO STATISTA. Andreotti, il mondo si inchina Oggi i funerali pubblici alle 17

Pino Ciociola martedì 7 maggio 2013
Un’ora dopo sono le agenzie di stampa ad annunciarlo: «Giulio Andreotti è morto nella sua abitazione romana in corso Vittorio Emanuele, alle 12.25». Pochi minuti e la notizia rimbalza nel mondo: «Giulio Andreotti, sette volte primo ministro italiano è morto», fa sapere per prima la Bbc con un testo apparso come "breaking new" su sfondo rosso nel sito web del servizio pubblico britannico e sul canale tv Bbc World, aggiungendo poco dopo «è morta una delle più illustri figure dell’Italia del dopoguerra». Mentre sul sito del quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung è sottolineato come sia scomparso «uno dei politici più importanti e una delle menti più influenti della storia italiana».Andreotti non avrebbe voluto camera ardente, né funerale di Stato. Perciò la prima non è stata allestita e l’ultimo saluto non sarà "ufficiale", però aperto a tutti – oggi alle diciassette nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini – «come lui avrebbe voluto, come sarebbe per un qualsiasi parrocchiano», si fa sapere dalla famiglia. Nella sua casa, ieri, solo i parenti e il suo staff più ristretto. E come certi paradossi a lui cari, da ieri è anche on line il sito www.giulioandreotti.org (listato a lutto e per ora in forma commemorativa) che raccoglierà pensiero, opere, curiosità, immagini del senatore a vita, curato dal giornalista Marco Ravaglioli, marito della figlia dell’uomo politico, Serena.«Se ne va un attore di primissimo piano di oltre sessant’anni di vita pubblica nazionale», scrive in una nota, il premier Enrico Letta. E intanto, davanti al numero 326 di Corso Vittorio Emanuele nel giro di pochi minuti si radunano decine e decine di giornalisti, fotografi e telecamere, ma arriva anche qualcuno a portare dei fiori. Mentre parte della strada viene transennata e le forze dell’ordine tengono tutto discretamente d’occhio.Il primo ad arrivare è l’ex-ministro, amico da sempre del senatore a vita, Enzo Scotti. «È stata persona estremamente vicina nei momenti importanti della mia vita», dice più tardi, andando via: «Saranno gli storici a dover lavorare per elaborare un giudizio e uscire dalla vulgata». Pier Ferdinando Casini lo ricorda «con amicizia e commozione. Sono certo che la storia darà di questo uomo di Stato un giudizio più pacato e serio dell’opinione di suoi tanti detrattori», spiega anche lui lasciando l’abitazione di corso Vittorio Emanuele.Infine il cordoglio che forse il senatore a vita apprezzerebbe di più arriva dal mondo della satira (che ne fece il principale "obiettivo" per mezzo secolo): dal Carnevale di Viareggio a Giorgio Forattini. «Su di lui – racconta quest’ultimo –ho fatto quasi 500 vignette e un libro, mai una querela».