Attualità

L'odissea. Ancora in cerca di un porto sicuro 365 naufraghi

Fulvio Fulvi sabato 23 novembre 2019

Uno dei bambini salvati nelle ultime ore dalle navi delle Ong nel Mediterraneo

Hanno passato un'altra notte in alto mare al freddo i 365 naufraghi, donne, uomini e molti bambini, salvati a bordo delle navi OceanViking, OpenArms e AitaMari. "Serve subito un porto sicuro di sbarco. Malta o Italia sono le uniche opzioni possibili" ha scritto stamattina su Twitter l'a Ong Mediterranea Saving Humans. Ma finora l'Italia ha detto no e Malta deve ancora rispondere. "Quando lo diamo un porto sicuro, come prevedono leggi e convenzioni internazionali? Ha twittato Cecilia Strada, ex presidente di Emergency.

Negli ultimi quattro giorni sono partite dalle coste libiche a bordo di barconi o gommoni, più di 800 persone, la metà delle quali riportate indietro dalle autorità di polizia marittima di Tripoli. Sono finiti nei campi di raccolta da dove erano partiti. Continuano però gli sbarchi autonomi: nelle ultime 48 ore ce ne sono stati a Crotone e in Puglia. Ieri, sei cadaveri sono stati rinvenuti sulla spiaggia di Al Khoms. Una donna incinta di due gemelli e un uomo ferito da armi, raccolti dalla nave di Sos Mediterranee, erano stati trasportati in elicottero fino a Malta per essere curati. Tre barconi sono arriati, sempre ieri, anche a Lampedusa con a bordo, in tutto, 125 profughi.

C'è anche un bimbo di 4 anni fra i 73 migranti tratti in salvo da Open Arms nei giorni scorsi e ora in attesa di aver assegnato un porto sicuro in cui poter sbarcare. "Ibrahim ha 4 anni e sogna di diventare medico - scrive su Twitter il fondatore di Open Arms Oscar Camps postando una foto del piccolo intento a guardare il mare dal ponte della nave che lo ha tratto in salvo - Chissà, forse domani diventerà un eminente chirurgo che salva la vita ai nipoti di coloro che oggi gli impediscono di raggiungere un porto sicuro".