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VELENI IN FABBRICA. L’amianto fa paura: altri 9mila a rischio

Francesco Dal Mas mercoledì 16 gennaio 2013
Otto morti di mesotelioma pleurico. Collaudatori, saldatori, manutentori, anche un impiegato tecnico. La prima vittima risale al 2004. Una tragedia che rivive nella memoria delle famiglie e dei compagni di lavoro. Nelle stesse ore in cui la Regione conferma che sono ben novemila gli esposti all’amianto in Friuli-Venezia Giulia, la Procura di Trieste rende noto che l’inchiesta sugli 8 decessi è chiusa e che ha notificato gli avvisi di conclusione indagini a 4 ex dirigenti della ex Grandi Motori accusati di omicidio colposo pluriaggravato e cooperazione colposa.La Procura ha passato al setaccio circa trent’anni di esposizioni, dal 1971 al 2000, periodo durante il quale non si sarebbero adottate le misure necessarie per l’eliminazione dell’amianto e per dotare gli ambienti di lavoro di adeguati impianti per l’aspirazione. Conferma il procuratore Michele Dalla Costa: «Agli indagati abbiamo contestato l’inosservanza di tutte le norme di sicurezza che prevedevano innanzitutto che i lavoratori fossero informati dei rischi cui andavano incontro. Lavoravano in ambienti dove entravano a contatto con sostanze non isolate». Non portavano neppure la mascherina di protezione, avrebbe accertato l’inchiesta. Per Dalla Costa, inoltre, non regge la giustificazione del «tutti facevano così» ovvero: nessuno sapeva che l’amianto fosse pericoloso. «Una affermazione che non regge - spiega il procuratore - perché a partire dagli anni 60-65 è pacifica la pericolosità dell’amianto e la sua influenza su determinate patologie, prima i carcinomi e poi il mesotelioma». Dalla Costa mette anche in evidenza come il fascicolo rappresenti un primo caso in cui si sia riusciti a circoscrivere le responsabilità. Una ricerca difficile perché a Trieste sono state diverse le fonti a rischio. I quattro indagati, ai quali se ne potrebbero aggiungere altri, sono il direttore generale della Grandi Motori negli anni dal 1970 al 1977, il presidente e amministratore delegato dal 1977 al 1984, il direttore generale e amministratore delegato di Fincantieri (Divisione grandi motori) dal 1984 al 1992 e un membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri dal 1984 al 1994. Quanto all’azienda è più volte passata di mano: dal 1966 al 1972 era di Fiat-Iri, dal 1972 al 1982 di Grandi Motori Trieste (dal 1975 totalmente trasferita all’Iri), dal 1984 al 1998 di Fincantieri, dal 2000 della multinazionale finlandese Wartsila.Nella regione sono quelle di Trieste e dell’Isontino le aree dove la popolazione è più colpita da malattie correlate all’asbesto. Là dove operano i cantieri marittimi. Come è emerso ieri dai lavori in Commissione regionale, il Registro degli esposti cita oltre novemila casi. Ma c’è di peggio: l’area più contaminata, perché senza controlli e utilizzata dalla popolazione per liberarsi di ogni ingombro, è il greto del Cellina Meduna, mentre l’unica discarica per i rifiuti da amianto, quella di Porcia, dove ne sono stipate 60mila tonnellate, rischia la chiusura nel 2014. E la Germania, unica alternativa regionale per lo smaltimento, già un anno fa contingentò le importazioni di rifiuti. Secondo l’Agenzia per l’ambiente, poi, nel periodo 2006-2007 c’erano circa 2 milioni di metri quadrati di coperture di eternit nelle aree più urbanizzate.