Attualità

Ambiente. Così si fa monitoraggio nel Mar Artico per salvare il pianeta

Vincenzo Grienti lunedì 4 ottobre 2021

La Nave Alliance durante le attività di esplorazione e monitoraggio del Mar Artico

Sulla scia delle correnti del Mar Artico, a bordo di Nave Alliance, per studiare il pianeta attraverso gli oceani e i mari in un momento di grande attenzione per il clima e per l’ambiente da parte degli attori politici internazionali, delle Ong e dei movimenti giovanili di tutto il mondo.

“Parlare di Artico al SeaFuture 2021 è stato di fondamentale importanza non solo per presentare la Campagna High North avviata nel 2017 con un team scientifico dell’Istituto idrografico, ma anche per sensibilizzare sui temi del cambiamento climatico e del rispetto dell’ambiente” ha spiegato il contrammiraglio Massimiliano Nannini, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina Militare. Con High North 2021 si è giunti alla quinta campagna consecutiva in Oceano Artico: “Ci stiamo approntando a preparare la sesta – spiega il capitano di fregata Maurizio Demarte, capo spedizione del Programma High North della Marina Militare -. L’importanza della nostra presenza in Artico è legata al monitoraggio, all’esserci e alla formazione del personale sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista militare. Altro fattore della nostra presenza in Artico è il supporto fornito dalla Marina agli enti nazionali e internazionali”.

Inoltre la “campagna” del 2021 dimostra in modo concreto un’azione sinergica nella formazione di giovani nell’ambito dell’Ocean Generation delle UN Ocean Science Decade for Sustainable Development, 2021-2030. In particolare il programma High North riconosciuto Action 35 dell’Ocean Decade come programma, selezionato su centinaia di sottomissioni con altri 65 come programma di azione per il prossimo decennio delle Nazioni Unite, seguendo l’Ocean Decade Implementation Plan degli Stati Membri delle Nazioni Unite contribuirà con le attività di ricerca e con campagne idro-oceanografiche alla visione del decennio del mare “The Science We need for the Ocean We Want”.

“Per quanto riguarda i risultati acquisiti– spiega la geologa Roberta Ivaldi, direttrice scientifica della Campagna High North - possiamo dire che sono stati aggiunti 8.500 chilometri quadrati di mappatura dell’oceano su 230 stazioni di acquisizione di dati con temperature che sono state al di sotto dello zero. Un altro aspetto interessante è stato l’aver campionato l’acqua più profonda nel sito più profondo dell’Oceano Artico, Molloy Hole, fino a 3.600 metri nonché il campionamento di sedimenti che hanno rivelato stratigrafie legati ai cambiamenti climatici dell’ultimo glaciale”. Grande attenzione poi è stata riservata ai giovani e alla formazione da parte della Marina Militare per raggiungere i risultati attesi per il Decennio del mare e arrivare appunto “all’oceano che vogliamo”. Infatti nel team scientifico di Hign North 2021 c’erano sei giovani del UN-DECADE ECOP (Early Career Ocean Professionals) di cui quattro idrografi della Marina Militare in tirocinio e due giovani ricercatrici.

Nel programma HIGH NORTH sono pilastro la sperimentazione ed esplorazione dell’ambiente Artico con la formazione di una generazione oceano secondo un piano di collaborazione e cooperazione coordinato dall’Istituto Idrografico della Marina. E’ ancora molto limitata la conoscenza dell’oceano se si considera che a oggi meno del 20 per cento dei fondali dell'oceano sono mappati secondo tecnologie moderne e ci sono vaste aree dell'oceano profondo tra cui le regioni artiche e quelle polari dove non sappiamo praticamente nulla sulla distribuzione delle specie, degli ecosistemi, dei processi oceanici e dei fattori di stress.

Le attività scientifiche pianificate per la campagna High North 2021 si sono rivolte alla conoscenza dell’oceano con acquisizione di dati geofisici marini e monitoraggio del settore Artico (Fram Strait – Nord Svalbard – Arctic Ocean), sempre con una attenzione particolare ad un sistema osservativo che monitori per un periodo sufficientemente lungo l’ambiente, fornendo continuità nelle attività di sperimentazione di nuove tecnologie di sistemi multipiattaforma. Lo sviluppo tecnologico e in particolare quello robotico in ambienti estremi ha visto una prima sperimentazione nel triennio precedente con esiti positivi che contribuiscono ad incentivare la loro prosecuzione nel triennio 2020-2022 con un assetto tecnico-operativo consolidato e integrato trasversalmente da diverse specificità sviluppate già nell’attività artica High North 2020.

E proprio al SeaFuture 2021 di La Spezia, dedicato alla Blue Economy, ampio spazio è stato riservato all’attività idrografica della Marina Militare con uno workshop aperto dall’Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare: “Questo evento rappresenta un esempio tangibile di cooperazione tra Paesi amici e affini, le cui istituzioni idrografiche condividono lo stesso obiettivo: aumentare la sicurezza della navigazione con un focus particolare sul Mediterraneo, che è la nostra principale area di responsabilità. Sono fermamente convinto che la cooperazione internazionale, in questo settore, rappresenti la forza trainante per lo sviluppo ed un esempio da applicare su altri campi”. Il seminario, dal titolo Workshop on Hydrographic Survey.

“La Marina militare è un attore chiave nella governance nazionale dell’ambiente marino e l’Istituto Idrografico svolge un ruolo centrale nella custodia delle informazioni ad esso correlate – ha spiegato il contrammiraglio Nannini -. La crescita sostenibile delle attività connesse alla Blue Economy può essere raggiunta solo attraverso un fiorente gemellaggio pubblico e privato. Tutte le persone presenti qui oggi contribuiscono a definire la rete del One Ocean”.

Tra gli interventi quello del contrammiraglio Luigi Sinapi, direttore dell’International Hydrographic Organization (IHO) e già direttore dell’Istituto Idrografico della Marina “Seafuture è un modello per le eccellenze industriali e competitive che mirano alla sostenibilità e all’innovazione. È importante parlare d’idrografia specialmente in questo particolare periodo. Sono quattro i termini che caratterizzano oggi il concetto del sistema idrografico in tutto il mondo: conoscenza, sostenibilità, innovazione e standardizzazione. La regolamentazione dell’uso di attrezzature e di sistemi tecnologici avanzati per la raccolta dei dati idrografici per la mappatura del mare, dimostra il ruolo fondamentale che l’idrografia ha in questo momento e nel futuro”. Nel corso del workshop sono state effettuate dimostrazioni pratiche delle attività dell’Istituto Idrografico volte a mostrare le capacità di automatismo e controllo in remoto delle operazioni idrografiche attraverso l’impiego di strumentazione ad alta tecnologica per veicoli autonomi e unmanned. Inoltre è stato presentato un sistema di controllo a distanza di attività idrografica in Norvegia gestito in real time da strumentazione presente al SeaFuture 2021. Tra coloro che sono intervenuti alla manifestazione il ministro della difesa Lorenzo Guerini, la sottosegretaria alla difesa Stefania Pucciarelli, l’Ammiraglio Dario Giacomin, vice segretario generale della difesa e l’Ammiraglio Andrea Petroni, capo del reparto sommergibili della Marina Militare.

La SeaFuture si è conclusa alla presenza del Sottocapo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, registrando una presenza di oltre 12mila visitatori e 220 espositori su 9000 metri quadrati. In pratica le eccellenze della Blue Economy. Inoltre sono state presenti quasi 70 delegazioni straniere.

A fare da cornice alla manifestazione, ormeggiate diverse navi, tra le quali la nave scuola Amerigo Vespucci e la fregata “Luigi Rizzo” utilizzate per l’occasione come sede alternativa per eventi e momenti di incontro tra partner internazionali ed incontri bilaterali, elemento quest’ultimo ad alta connotazione internazionale.

Tra gli eventi dell’ultimo giorno la presentazione dell’esclusivo progetto della Marina Militare “Tender to Nave Italia”, che prende il nome dall’omonimo brigantino armato a goletta. I progetti educativi che si realizzano a bordo, seguono un metodo che ha dimostrato nel tempo la sua efficacia: la terapia dell’avventura. Nave Italia diventa così lo strumento principale per realizzare percorsi riabilitativi indirizzati a giovani marinai speciali, con disabilità cognitive, deficit sensoriali, malattie genetiche, disagio psichico e sociale, nelle varie forme in cui esso si manifesta.