Attualità

Ambiente. Nel Mediterraneo pesci tossici tropicali e alghe infestanti

Luca Liverani venerdì 28 luglio 2017

Pesce scorpione (foto Ernesto Azzurro)

Partono dalle regioni tropicali. Attraversano il Mediterraneo sempre più numerosi. Invadono le nostre coste e non di rado sono armati e pericolosi. Stiamo parlando ovviamente di pesci, granchi, meduse e alghe, entrate nel Mare Nostrum dal Canale di Suez, trasportate dalle navi, aiutati in questa colonizzazione dal riscaldamento globale che sta cambiando anche la temperatura delle nostre acque. Un fenomeno diffuso in tutto il mondo, ma che nell’area mediterranea è particolarmente grave: dal 1980 a oggi il numero di specie alloctone è triplicato, mentre negli altri mari è solo raddoppiato.

Lo scorso anno la Società italiana di biologia marina ha ricevuto dalle coste italiane almeno 186 segnalazioni di specie esotiche, di cui 55 riguardavano vegetali e 131 animali. L'Ispra ha censito almeno 42 nuove specie ittiche. Ma complessivamente le specie nuove in tutto il Mediterraneo sarebbero 837. Un fenomeno che rappresenta non solo un’emergenza ambientale e una perdita di biodiversità delle specie autoctone, ma che ha conseguenze socio-economiche e perfino sanitarie. Non pochi sono infatti i pesci velenosi arrivati a far danni tra bagnanti, pescatori e sub. A fare il punto sull’invasione di pesci e alghe "clandestine" è l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che sta monitorando il fenomeno con due progetti europei, Life ASAP e MPA Adapt, in collaborazione con Legambiente.


L’ultimo arrivato è il Granchio tropicale (Percnon gibbesi), originario delle coste atlantiche e segnalato nei giorni scorsi nelle acque di Portofino in Liguria. Il costaceo costituirà un pericolo per i "parenti" locali, ma certo non per l’uomo. Ben diverso il discorso per altre specie esotiche tropicali. Come ad esempio il Pesce scorpione (Pterois miles), un nome che parla da sè: noto agli appassionati di acquari per la splendida livrea, è originario del Mar Rosso dove viene contenuto da predatori come gli squali. Altamente invasivo, è dotato di spine velenose che possono causare punture dolorissisime e in alcuni casi reazioni gravi anafilattiche. Diffuso ormai in Tunisia, è stato già avvistato in Sicilia. Da tenere d’occhio anche il Pesce coniglio (Siganus luridus), pure lui armato di aculei velenosi.

Altra specie potenzialmente pericolosa è il Pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus). Altamente tossico se portato in tavola, dotato di due grandi denti molto taglienti, si distingue dai pesci palla nostrani solo per i puntini scuri sul dorso e una fascia chiara. Ha invaso le acque mediorientali e nordafricane dove ha provocato casi di intossicazione alimentare. Avvistato nel 2013 a Lampedusa, più di recente è stato trovato anche in Sicilia e Puglia.


Meno pericolose per l’uomo, ma molto per l’ambiente, sono invece diverse specie di alghe. Come la Caulerpa cylindracea e la Lophocladia lallemandii che possono ricoprire letteralmente i fondali, mettendo a rischio la salute degli ecosistemi. Poi c’è una specie di medusa, lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, arrivato con le acque di zavorra delle navi, che può incidere gravemente sulle risorse di pesca con un impatto serio sul settore. Proprio per limitare la "translocazione" di questo tipo di organismi attraverso il traffico navale, l’8 settembre entrerà in vigore la convenzione dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO), che renderà obbligatorie misure come il trattamento delle acque di zavorra.


«Il Mediterraneo è il bacino più colpito nel mondo dalle invasioni biologiche – spiegano Piero Genovesi ed Ernesto Azzurro dell’Ispra – e per mitigare le conseguenze ecologiche e economiche del problema è essenziale intervenire sulle vie di arrivo di queste specie, lavorando anche in stretto contatto con i cittadini, in particolare con le comunità che vivono nelle località di mare». Ma secondo Rossella Muroni, presidente di Legambiente «nonostante la consapevolezza sempre più diffusa del problema, manca ancora nel contesto italiano una strategia complessiva ed integrata che consenta di affrontare efficacemente il problema. Per questo è fondamentale portare avanti progetti di informazione e sensibilizzazione».