Attualità

Roma. Un piano per salvare tutti i soldi del Pnrr

Maurizio Carucci giovedì 30 marzo 2023

Un sottile filo rosso collega l’approvazione del Codice degli appalti con il tentativo di accelerare sui progetti del Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il varo del provvedimento sui contratti pubblici ha tuttavia innescato commenti e polemiche, ai quali ha risposto ieri, durante il convegno di Confapi, la premier Giorgia Meloni: «Uno Stato amico di chi fa impresa è uno Stato che riduce il carico fiscale, che combatte l'evasione, che taglia gli adempimenti e la burocrazia, è uno Stato che scrive regole chiare». Rivendica le ultime scelte, la premier, anche se non affronta frontalmente il tema dei ritardi sul Pnrr. Il governo, dice, «ha un programma ambizioso e gli ostacoli per portarlo avanti non mancheranno però noi non abbiamo paura e non ci manca il rispetto per i cittadini che ci hanno dato il compito di governare questa nazione». Insomma, «non siamo qui per mantenere lo status quo». Tuttavia, sul Pnrr bisogna dare risposte in fretta. Una soluzione sembra tratteggiarla il ministro competente Raffaele Fitto: concordare con l’Ue quali siano le opere che non potranno essere realizzate nel 2026 e, per non perdere i fondi, trasferirli nel Fondo di Coesione che ha come scadenza il 2029. Una volta conclusa la fase di verifica del rispetto degli obiettivi per l’esborso della rata da 19 miliardi di euro del Pnrr, il governo, annuncia Fitto, presenterà una «relazione dettagliata» nella quale, «d’intesa con la Commissione Europea», illustrerà le proposte di cambiamento necessarie per completare il Piano, analogamente a quanto fatto da «altri Paesi».

Il «coordinamento» tra Pnrr e Coesione è la strada indicata dal governo. Sul tema della terza rata ancora da incassare, interviene inoltre Matteo Renzi chiedendo a Meloni e al sindaco di Firenze Nardella di «escludere lo stadio Franchi» dai finanziamenti, alla luce dei rilievi Ue. Per il leader di Iv, allo stadio si deve provvedere con soldi privati e non con il Pnrr. Se il nuovo Codice degli appalti possa essere un aiuto o un problema per l’attuazione del Pnrr è, però, oggetto di discussione. Ieri c’è stato un botta e risposta tra il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il presidente dell’Anac-Autorità anticorruzione Giuseppe Busia. Secondo quest’ultimo, intervenuto a una trasmissione radiofonica, la principale «luce» del nuovo Codice degli appalti è la digitalizzazione, «che obbliga a trasparenza e partecipazione», ma la principale «ombra» è che «sotto i 150mila euro si dà mano libera: va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato. E questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri». Salvini replica: «Ho visto che il responsabile dell'Anac dice che se gli appalti vanno giù veloce è un favore ai malintenzionati, credo che sia vero esattamente il contrario».

Poi in una nota Busia precisa anche gli «elementi positivi» del nuovo Codice. Ma insomma le nuove norme dividono. Le opposizioni non condividono affatto la scelta del governo. Per il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia «l’Europa continua a bacchettare il nostro Paese sui ritardi e sul rispetto degli impegni che l’Italia dovrebbe mantenere per l’attuazione del Pnrr. Intanto il governo presenta un nuovo Codice degli appalti che rischia di essere un colpo mortale per la messa a terra dei progetti».

«Quello che sta facendo il governo sul Pnrr per noi è inaccettabile, sono state fatte scelte che hanno rimesso in discussione la governance e questo ha avuto un effetto: i ritardi non son da gestire nelle segrete stanze, ma vanno portati nelle aule del Parlamento. Il Pnrr va usato per accompagnare bene la trasformazione del nostro Paese», dichiara la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga che il primo aprile parteciperò alla protesta della Cgil. Contrastanti le opinioni da parte sindacale e imprenditoriale. Il segretario generale della Filca- Cisl Enzo Pelle definisce il Codice degli appalti «un passo in avanti importante per il settore, ma riteniamo utili correttivi e affinamenti». «Il testo finora noto – sottolinea il presidente di Legacoop Simone Gamberini – non risponde pienamente alle principali proposte di miglioramento avanzate dal movimento cooperativo e condivise dalle commissioni parlamentari, relative alla revisione dei prezzi, all’offerta economicamente più vantaggiosa e agli strumenti consortili».

«C'è da dire che a un ritardo colmabile solo con l'attitudine tutta italiana di operare last minute e in piena emergenza, si aggiungono alcune incognite non irrilevanti, a cominciare dalla riforma del Codice degli appalti, sulla quale pende l’incerto giudizio della stessa Unione Europea », conclude la consigliera nazionale di Unimpresa Isa Gatti.