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Il Rei. Reddito di inclusione, «primo passo ma sarà escluso il 62% dei poveri»

Redazione Internet mercoledì 6 settembre 2017

Bene l'introduzione del Reddito d’inclusione (Rei), approvato dal governo il 28 agosto scorso, ma resta il nodo risorse. Il network di associazioni, sindacati ed enti locali che va sotto il nome di Alleanza contro la povertà in una conferenza stampa giudica ancora insufficienti le risorse messe a disposizione in prima battuta, perché il Rei "raggiungerà una minoranza di poveri, fornendo risposte inadeguate nell’importo dei contributi economici e da verificare nei percorsi d’inclusione sociale". Secondo Roberto Rossini, portavoce dell'Alleanza e presidente delle Acli, "serve uno sforzo straordinario di fine legislatura" che dia certezze sugli stanziamenti del prossimo triennio anche in modo da sottrarre la questione della povertà alla battaglia politica tra maggioranza e minoranze. "Si tratta di un problema che riguarda tutti e che non è solo di giustizia sociale ma anche di sostegno alla crescita economica del Paese", ha aggiunto.

Cos'è il Rei

Il Reddito d'inclusione viene riconosciuto ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica. In particolare, il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell’Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni.

La proposta dell'Alleaza: un Piano nazionale contro la povertà 2018-2020

L’Alleanza propone quindi di adottare un Piano Nazionale contro la povertà 2018-2020, che prosegua il percorso iniziato con l’introduzione del Rei fino al suo completamento.

L'idea è di estendere gradualmente il Rei a tutti gli indigenti, con un impegno congiunto di Stato, Regioni e altri soggetti. Alla conclusione del Piano, nel 2020, serviranno a regime circa 5,1 miliardi in più rispetto ad oggi. "Solo con queste risorse e con servizi adeguati l’Italia sarà dotata di una misura nazionale contro la povertà assoluta che possa dirsi universale – ovvero rivolta a chiunque viva in tale condizione –, continuamente monitorata, adeguata nei contributi economici e nei percorsi di inclusione".

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